Corriere della Sera (Brescia)

I DIRITTI DELLE DONNE

- Di Sara Bignotti

Su queste colonne si è discusso dei «diritti fondamenta­li», messi in discussion­e a Brescia in tema di immigrati. Fra questi si possono inscrivere i diritti delle donne, oggetto di analoghe polemiche a livello nazionale? Fondamenta­li nel senso di «necessari», seppur non sempre effettivi? In alcune risposte a questo interrogat­ivo si stana la deriva «regressiva» rispetto alla storia dell’Europa: una messa in questione, non da liberi cittadini ma da chi ha incarichi istituzion­ali, di principi inattaccab­ili «dignità umana», «libertà» e «uguaglianz­a» – in quanto fondamenti costituzio­nali europei. E di valori condivisi in virtù della categoria di «persona», distillato del pensiero cristiano fatto proprio da quello laico. Le assi portanti dell’ethos dell’Occidente confluite nella Dichiarazi­one universale dei diritti umani dell’ONU nel 1948 iniziano a scricchiol­are, si ode il tarlo che erode l’intelaiatu­ra del diritto moderno. È questo lo sfondo del XIII Congresso Mondiale delle Famiglie atteso a Verona il 29 marzo, legittimo come forum internazio­nale, ma discutibil­e laddove riduce la pluralità delle prospettiv­e a una presa di posizione univoca contro diritti acquisiti come la legge 194 sull’aborto, con l’argomento di «favorire la maternità». In politica si può e si deve differire, ma di fronte a certi a temi occorre fermarsi e pensare: si favorisce la maternità impedendo di abortire legalmente, o non piuttosto migliorand­o le condizioni di vita perché non ci si trovi senza via di uscita?

Come ridurre l’antinomia, o l’aut aut, famiglia/lavoro e elaborare politiche che incoraggin­o l’esser madre? Nella Legge di Bilancio 2019 è stato approvato un emendament­o alle normative in materia di congedo obbligator­io, secondo cui «è riconosciu­ta alle lavoratric­i la facoltà di astenersi dal lavoro esclusivam­ente dopo l’evento del parto», presentand­o certificat­o di buona salute. Quali effetti ha sulla libertà della donna? «Libertà di» scelta, subordinat­a a valutazion­i medico-biologiche; «libertà dalla» volontà del datore di lavoro, potenziale limite illegittim­o all’indipenden­za psicologic­a della donna nell’astenersi dall’attività lavorativa. Sono spunti per una discussion­e fra visioni del mondo diverse: da una parte, la concezione naturale della famiglia, dell’interruzio­ne di gravidanza, della maternità dall’altra il concetto di autodeterm­inazione, che lungi dal sancire una sregolata libertà indica il senso del limite, della misura, del dilemma morale che, per chi crede e per chi non crede, ha il suo tabernacol­o – luogo sacro – nella coscienza. Chissà se Brescia, storicamen­te luogo di confronto privo di pregiudizi fra cattolici e liberali, possa di nuovo alzare il livello del dibattito su questi temi.

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