Omicidio Bani: Cassazione anticipata «anti scarcerazione»
Trent’anni: in primo e secondo grado. Ma resta il passaggio in Cassazione dopo il ricorso dell’avvocato di Mootaz Chaanbi, tunisino di 38 anni condannato per l’omicidio della moglie Daniela Bani e latitante proprio dal giorno del massacro nella loro casa di Palazzolo, il 22 settembre 2014, quando portò i figli da un vicino e si imbarcò da Malpensa per un volo di sola andata in patria. Arrestato proprio in Tunisia il primo febbraio scorso, anche su iniziativa del ministro dell’Interno, per Chaanbi, cittadino tunisino, l’estradizione è stata negata. Ma «ci risulta la disponibilità di processarlo là, in patria, per l’omicidio» riferisce il procuratore generale Pier Luigi Maria Dell’Osso. C’è un «però». Affinché accada bisogna aspettare l’udienza in Cassazione: inizialmente fissata al 27 settembre, proprio per intercessione della procura generale («per non rischiare potesse uscire dal carcere») la prima sezione della Suprema Corte ha anticipato l’udienza al 10 giugno. Ma l’ufficio notifiche ha fatto sapere occorrano «almeno sei mesi» affinché la data sia comunicata per rogatoria a Chaanbi, che ha diritto di sapere del processo. Troppo tempo. Tanto che «abbiamo contattato l’ambasciatore affinché proceda: ci sono tutti gli strumenti perché la notifica arrivi al massimo in una decina di giorni. E faremo il possibile». (m.rod.)