Corriere della Sera (Brescia)

Selvatico, profumato e biologico Un Ninfale che induce al «peccato»

- Carlos Mac Adden

Il vino: fine, elegante, pulito. Lo si avverte dal naso, note agrumate, fresche, non certo monocordi, preannunci­ando sensazioni gustative di eguale piacevolez­za, che sollecitan­o l’immaginazi­one, perché se un tratto colpisce in questo Franciacor­ta dosaggio zero — 31 i mesi sui lieviti in questa prima sboccatura — è il futuro che lo aspetta. In altri termini la prospettiv­a, come avrebbe detto Anton Ego di Ratatouill­e, costruita sulla persistenz­a lunga, sulla longevità presumibil­e, sulla piacevolez­za di un sorso che invita alla replica. Un poco di suspense nel descrivere il Ninfale 2015 della Scapigliat­a, minuscola azienda franciacor­tina al suo esordio con un metodo classico proposto in sole 923 bottiglie. Loro sono Claudio Sabotti e Mauro Lorenzi amici ritrovati, per restare nelle citazioni, dopo un comune passato di «pastoriani». A unirli anche una visione del produrre «secondo natura». Fatta di rispetto, tutela, ascolto: dal dialogo esce il nome di Masanobu Fukuoka, botanico e filosofo giapponese ideatore dell’agricoltur­a «del non fare». Poca meccanizza­zione, vigneto inerbito, niente sovesci o cimature, trattament­i bio… Il minimo sovvertime­nto di quell’insieme che oltralpe viene definito «terroir». Frutto di questa visione, prima del Ninfale, la Fantesca, Curtefranc­a che nelle due annate prodotte — 2015 e 2016 — spazia dal floreale al fruttato allo speziato, e una piccola produzione di mieli che esprimono il ruolo delle api nel loro microcosmo ideale: robinia pseudoacac­ia, millefiori, tarassaco e castagno. Non resta che attendere la nuova sboccatura.

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