Sperimentazioni visive con cinepresa
Identità femminile e ambiente nella mostra di Marinella Pirelli L’artista veronese trovò nelle immagini filmate il suo mezzo espressivo
È cresciuta e cresce a Milano nei musei civici una nuova generazione di studiosi ben preparati, metodo solido e idee fresche. Fa parte della squadra anche Iolanda Ratti, conservatrice al Museo del 900: con Lucia Aspesi è curatrice della mostra «Luce movimento. Il cinema sperimentale di Marinella Pirelli», che apre oggi ai visitatori negli spazi dell’Arengario prodotta da Comune di Milano/Cultura con Electa. Una mostra non sempre semplice ma nuova e ben costruita, frutto di un lavoro di ricerca direttamente sulle fonti nell’archivio dell’artista. Marinella Pirelli (Verona 1925-Varese 2009), autrice dalla creatività sfaccettata, non è molto conosciuta dal grande pubblico: pittrice, illustratrice, attrice, scenografa, tra Milano e Roma frequenta negli anni ’50 e ’60 il meglio dell’arte contemporanea, da Mafai a Cascella, da Turcato a Consagra, da Kounellis a Merz, da Munari a Fabro. Ma anche se dipingere sarà per lei una costante, la sua sensibilità va verso soluzioni diverse. È attratta dalle immagini in movimento, dagli effetti dinamici della luce, così che pellicola e macchina da presa diventano i suoi strumenti espressivi privilegiati: «…avevo la cinepresa sempre con me, come un pittore ha l’album e la matita».
Su questo aspetto si concentra la rassegna, spiegando il carattere pionieristico del lavoro di Marinella tra il 1961, data della primo filmato d’animazione, e il 1974, anno in cui l’artista, dopo la scomparsa del marito Giovanni Pirelli, smette di lavorare per chiudersi in un silenzio durato vent’anni. Per la prima volta vengono riuniti i pezzi fondamentali della sua ricerca filmica, esposti con criterio cronologico ma anche tematico.
Due i soggetti fondamentali: da un lato l’amore per la natura, i fiori, il paesaggio, alla base di pellicole come «Appropriazione» del 1973, dall’altro l’interesse per l’identità femminile indagata attraverso se stessa e il proprio corpo, nel film «Narciso», 1966/7. Al centro del percorso si colloca l’innovativo«Film Ambiente», anno 1969, che oggi chiameremmo un’installazione, concepito secondo la tendenza del «Cinema Espanso» con l’idea di sfondare la visione su schermo unico: una struttura cinematografica percorribile dai visitatori, che interagendo con luci e proiezioni entrano a far parte dell’opera d’arte. Intorno fotografie e ritratti ricostruiscono il contesto, progetti e disegni del tutto inediti danno conto dei procedimenti creativi. L’omaggio a Marinella e al suo talento, ha spiegato ieri l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno, è anche un prologo al tema che, come quest’anno il 500enario di Leonardo, nel 2020 sarà al cuore del palinsesto culturale diffuso di Milano: la creatività in chiave femminile.