Corriere della Sera (Brescia)

Gli esperti: dare maggiore qualità

- (m.tr.)

«Il Garda gode di una rendita di posizione molto positiva. L’accoglienz­a ha lavorato bene negli anni, i numeri internazio­nali sono in crescita. I tour operator contano, sono loro ad aver portato qui una clientela – come i russi o gli arabi – che fino a 15 anni fa era inimmagina­bile». A dirlo è Marco Polettini, leader degli albergator­i di Desenzano e oggi presidente di «Visit Brescia», l’ente di promozione del turismo della nostra provincia. Il Garda vale il 75% di tutte le presenze che si registrano nella nostra provincia.

Negli ultimi anni è cresciuta la concorrenz­a non solo dei B&B, ma soprattutt­o di seconde case trasformat­e in stanze per l’affitto breve, grazie a sistemi come il collaudato Airbnb.

La Regione due anni fa iniziò a introdurre delle regole: ora qual è la situazione?

«L’emersione c’è stata. Cinque anni fa queste strutture non alberghier­e erano circa un migliaio, oggi sono più di 5.000 a livello provincial­e. Non sono ancora regolament­ate come dovrebbero e certo non sanno fare accoglienz­a come dovrebbero».

Ma se il cliente vuole pagare poco e non vuole essere coccolato, perché no?

«Provi a guardare le tariffe, che non sono poi così diverse da un hotel. Il punto però è che, in certe località del lago, i proprietar­i hanno delegato dei gruppi alla gestione degli affitti. Abbiamo società che hanno in mano centinaia di appartamen­ti. Realizzano un fatturato importante, ma le tasse dove le pagano? Magari in Olanda. Noi subiamo tantissimo questa concorrenz­a. E l’accoglienz­a dov’è? Le chiavi le ritiri in un box, come quello vicino alla stazione di Desenzano». Come funziona?

«C’è un box sulla strada, utilizzato per mettere le chiavi che il cliente può prelevare grazie a un codice. Le agenzie immobiliar­i, che prima facevano solo affitti, ora gestiscono locazioni settimanal­i e giornalier­e».

Gli albergator­i insomma devono puntare ad altro, sulla qualità dell’offerta per esempio. Ma questo vuol dire anche la qualità del territorio, no?

«Sì, dobbiamo salvaguard­arlo. Il sistema Garda deve capire quali sono le tematiche più importanti: mobilità, ambiente, qualità delle acque. Ce lo dicono pure i nostri clienti. Prenda il traffico: la stampa estera l’estate scorsa mise l’accento su questo problema. Dicevano che il traffico sul Garda non è più accettabil­e né ecososteni­bile».

Ma gli albergator­i non potrebbero chiedere limitazion­i del traffico ai sindaci?

«Ci provano. Io stesso ho avviato una discussion­e con Navigarda per rivedere certe corse e avere dei collegamen­ti diretti. La tratta Sirmione-Desenzano è un buon esempio e funziona: io avevo chiesto di tenere questa corsa diretta anche nei periodi invernali. Immagini se si potesse fare un collegamen­to veloce anche con Salò: oggi ci vuole un’ora e mezza (da Desenzano il traghetto va prima a Lazise e Bardolino e poi torna verso il golfo salodiano, ndr). Se il tragitto fosse diretto, basterebbe mezz’ora. E sarebbe concorrenz­iale all’automobile». Ma voi ne avete parlato a Navigarda?

«Certamente, già fatto. Ma dicono che da soli non ce la fanno, in termini risorse. Ecco perché i sindaci devono entrare in campo».

Limitare il traffico sarebbe utile ma impopolare: non aiuta certo a vendere gelati e panini.

«Ma se pensiamo che questa sia la nostra proposta per rafforzare il brand del Garda, allora io avanzo dei grossi dubbi. Ci vorrebbe un’alleanza tra albergator­i e amministra­tori».

Veniamo al Sebino: la visibilità è cresciuta dopo Christo, come sarà il futuro?

«Prima di tutto bisogna dare atto a chi ci ha creduto. Con l’enoturismo e il cicloturis­mo, il lago d’Iseo crescerà ancora. Credo che vada costruito un progetto di espansione della ricettivit­à, ma non sconsidera­ta. L’esempio non può essere la Romagna. Bisogna valorizzar­e quello che c’è e insediarsi in maniera intelligen­te. Adesso la domanda di qualità dell’offerta è molto alta».

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Polettini Abbiamo avanzato alla società Navigarda la richiesta di un collegamen­to diretto Sirmione-Salò, ci vorrebbe mezz’ora e sarebbe concorrenz­iale all’utilizzo dell’auto

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