Una grande Germani batte Milano
Al PalaLeonessa finisce 92-86 dopo il supplementare. Continua la corsa ai play-off
Miglior modo per festeggiare i 10 anni forse non c’era: battere l’Armani Milano 9286 e continuare a sperare di poter accedere ad un posto nei play-off. Ieri al PalaLeonessa ha dato uno spettacolo che non si vedeva da tempo, trascinata da una coppia irresistibile come quella MossAbass che da sola ha fatto cinquanta punti.
È un acuto che non salva la stagione, ma la allunga. Almeno fino a mercoledì.
La Germani batte la corazzata Milano 92-86 al supplementare nel giorno dei festeggiamenti per il decennale e tiene accesa la pur flebile fiammella play off: un filotto nelle ultime tre partite potrebbe persino non bastare, davanti nessuna (tranne Varese) perde colpi, tuttavia fra tre giorni l’ulteriore gara casalinga con la Virtus Bologna offrirà un altro trampolino per tentare un balzo in extremis da pantera. Un felino di razza è David Moss, grande protagonista a 35 anni di una serata nella quale Brescia ha mostrato, con i suoi picchi e i suoi sprechi, perché questa è un’annata da grande incompiuta.
Il signore di Chicago confeziona la migliore prestazione offensiva della sua lunga carriera italiana con 27 punti, tutti pesanti, specie nel momento in cui la palla scotta e lui non trema. Resta il fuoriclasse di una squadra con i cerotti, costretta ancora a rinunciare a Cunningham.
Milano non sta meglio ma avrebbe i mezzi per vincere lo scudetto anche con il secondo quintetto: rinuncia a Jerrells e James, quest’ultimo il miglior marcatore della stagione di Eurolega. Ci sono le premesse per assistere a una partita più equilibrata rispetto alle attese e così è.
La Germani non gioca al 100%, eppure rimane a lungo in scia della capolista, a tratti svogliata e imprecisa. Diana spreme il suo quintetto, ma le rotazioni di Pianigiani non danno nulla all’Olimpia neanche quando si sveste Nedovic. Brescia, silenziosa, spinge con l’energia del senatore Moss e del lanciato Abass, sempre più primo violino, consacrato al rango di stella assoluta.
Dopo un lungo inseguimento, serve però la «bomba» del positivo Laquintana per far registrare il primo vantaggio interno dopo 15 minuti. Hamilton è fuori fuoco in attacco (un canestro su sette tentativi) e sopperisce con i rimbalzi. La Germani si sblocca dalla distanza e avanza segnando solo da tre punti. Senza nemmeno forzare, al riposo Diana va con cinque lunghezze di vantaggio. Il problema è che con l’Olimpia sono sempre poche. Quando decide di accelerare, sono dolori. Gli uomini del patron Armani inseriscono appena la seconda marcia, al rientro negli spogliatoi, ma la terza non entra mai.
Migliora la difesa di Milano, che disinnesca i primi violini dimenticandosi però del coro: Moss, che con le Scarpette Rosse vinse lo scudetto nel 2014, è un professore e Beverly è uno studente in deciso progresso. Quando tuttavia Nedovic mette la freccia per sorpassare sul 5452, serve l’olio di gomito proletario dei rincalzi per risalire la china: Zerini, Sacchetti e Laquintana confezionano il parziale (9-0) con cui la Germani prova ad allungare. E ci riesce nell’ultimo quarto, approfittando dello stato di grazia di un immarcabile Abass. Arriva persino ad avere dieci punti di margine a tre minuti dal termine, li butta nel cestino quasi senza accorgersene (pesante lo 0/2 di Vitali ai liberi) e si ritrova all’overtime. Il pronostico è tutto per Milano ma ci sono quei due, Moss e Abass. Passa la paura e arriva una vittoria conta anche se non fa classifica.
Corsa play off Nonostante la vittoria restano risicate le speranze di accedere alla fase finale