Un palcoscenico virtuale per il genio di Leonardo «Così cambia il Castello»
Opere restaurate, mostre e un viaggio digitale nel ’400 di Ludovico il Moro
Dal 15 maggio, giorno dell’inaugurazione ufficiale (a inviti), il Castello Sforzesco diventerà il grande palcoscenico cittadino consacrato all’ingegno di Leonardo. Il piano terra della fortezza degli Sforza sarà trasformato nel cuore delle celebrazioni dedicate ai cinquecento anni dalla morte del genio da Vinci avvenuta ad Amboise, in Francia, il 2 maggio 1519 fra le braccia, vuole la leggenda, di Francesco I. Per quel giorno, Roma si è riservata la cerimonia nazionale prevista all’Accademia dei Lincei, ma poi toccherà a Milano a giocare i suoi assi.
Primo fra tutti «Leonardo mai visto», la sequenza di tre mostre allestite al Castello
Sforzesco in un percorso che comprende la Sala delle Asse; l’Armeria, la Cappella ducale e una coda nella sala degli Scarlioni.
In questi giorni i lavori sono tutti concentrati sulla messa a punto della spettacolare riapertura della Sala delle Asse chiusa per restauri dal 2013, resa temporaneamente accessibile per i soli sei mesi di Expo nel 2015, e da maggio presentata per la prima volta libera dai ponteggi e leggibile nella sua interezza. Tutto il mondo potrà finalmente ammirare le straordinarie scoperte di questi anni, ovvero la fascia di muro coperta dalle assi di legno e mai indagata prima nonostante i ripetuti restauri succedutisi nei secoli. Lì, sotto tredici strati di scialbo che si erano sovrapposti in oltre trecento anni, grazie ai restauri effettuati sotto la supervisione dell’Opificio delle Pietre dure di Firenze, sono affiorati misteriosi disegni di paesaggi, tronchi, rami, foglie.
Adesso i visitatori potranno avere una diversa percezione della Sala, molto più simile a come l’aveva concepita Leonardo su richiesta del duca di Milano Ludovico il Moro: un paesaggio coperto da un pergolato dipinto nella volta e nei muri, in continuità ottica con il giardino visibile all’epoca dalle finestre. Insomma un luogo incantato, concepito sia per lo svago (poiché è piacevolmente fresco d’estate) che per rappresentare in modo sontuoso il potere del signore di Milano nominato duca da Massimiliano I, l’imperatore cui inneggiano le scritte nella volta arborea intrecciata di rami di gelso bianco, il morus alba, simbolo del Moro.
«Con tutta la nostra modestia e cautela sull’autografia leonardiana dei disegni riportati alla luce durante il cantiere, questa è comunque la vera novità dell’anno dedicato a Leonardo», afferma Claudio Salsi, il direttore dell’area Soprintendenza Castello e dei musei storici e archeologici, affiancato nella complessa organizzazione del palinsesto degli eventi da Ilaria De Palma. «Noi non tireremo conclusioni anche perché il cantiere non è ancora chiuso e nel prossimo febbraio cominceremo nuovi sondaggi sui muri e intorno alle finestre. Ma tutti gli studiosi che finora hanno visionato i risultati sono rimasti impressionati».
Un restauro che pone ora molte domande: quei disegni sono di Leonardo? Dei suoi collaboratori? E perché sono lì, incompiuti o volutamente abbandonati? Questioni aperte per il dibattito degli studiosi e la meraviglia dei visitatori che potranno salire su una tribuna a gradoni collocata nell’angolo della parte a sud est e si troveranno così faccia a faccia con il cosiddetto «monocromo», il disegno di radici che si insinuano fra rocce e piante concordemente attribuito alla mano di Leonardo e all’epoca collocato proprio sopra la bocca di un camino immaginata come una caverna naturale. Ad un certo punto le luci si abbasseranno e, proiettato nelle due pareti di fronte, partirà un racconto animato sulla storia e il restauro della Sala.
«Tanti misteri rimangono aperti, ma quello che ormai appare chiaro è che la Sala delle Asse fu concepita come un progetto che tiene insieme naturalismo e illusionismo in una grande visione allegorica del potere di Ludovico il Moro celebrato come sostegno del ducato di Milano», spiega Claudio Salsi.
A seguire il percorso condurrà il visitatore nella Sala delle Armi dove, dal portale ad arco di quella che fu la ban