L’industria contro la plastic tax
Aib, Api e Confartigianato: così si strumentalizza la transizione ecologica
Una misura che non ha finalità ambientali poiché penalizza i prodotti e non i comportamenti. È una levata di scudi, quella degli industriali e degli artigiani bresciani contro l’approvazione da parte del governo nell’ambito della manovra 2020 della cosiddetta plastic tax, che prevede dal giugno 2020 l’introduzione di un’imposizione diretta di un euro per ogni chilogrammo di imballaggio di plastica utilizzato e smaltito e che dovrebbe garantire 800 milioni di entrate nel prossimo anno e poi, a regime, 1,4 miliardi di euro.
«Una tassa sproporzionata e che potrebbe essere addirittura controproducente in termini di impatto complessivo ambientale», dicono.
Una misura che non ha finalità ambientali poiché penalizza i prodotti e non i comportamenti.
È una levata di scudi, quella degli industriali e degli artigiani bresciani, contro l’approvazione da parte del governo nell’ambito della manovra 2020 della cosiddetta plastic tax, che prevede dal giugno 2020 l’introduzione di un’imposizione diretta di un euro per ogni chilogrammo di imballaggio di plastica utilizzato e smaltito e che dovrebbe garantire 800 milioni di entrate nel prossimo anno e poi, a regime, 1,4 miliardi di euro.
Una tassa che peserà sui consumatori finali — ogni famiglia dovrà far fronte a una maggiorazione della spesa di 138,77 euro annui, secondo Federconsumatori — ma che tocca da vicino anche il mondo manifatturiero. «Si tratta di una tassa sproporzionata al costo della materia prima, che colpirà indiscriminatamente anche il riciclabile e che potrebbe essere addirittura controproducente in termini di impatto complessivo ambientale» ragiona Giovanni Silvioli, presidente del Settore chimico di Aib, che sul territorio provinciale conta 500 aziende per quasi diecimila addetti.
Una posizione simile a quella espressa da Paolo Vismara, presidente di Unionchimica per Apindustria Brescia: «Si sta strumentalizzando il tema della protezione ambientale e della transizione ecologica del Paese verso abitudini eco-sostenibili dei cittadini a scapito della lucidità degli interventi e delle politiche adottate. La riconversione del nostro tessuto produttivo deve sfruttare la sostenibilità ambientale e l’economia circolare per creare nuovi posti di lavoro, e non essere mortificata da misure come la plastic tax che mettono in ginocchio le imprese che per questo rischiano di perdere migliaia di posti di lavoro».
Vismara pone poi sul tavolo un altro tema: «C’è anche un problema finanziario: non si capisce come e perché le imprese debbano pagare una nuova tassa sulla responsabilità estesa del produttore quando da più di vent’anni stanno pagando un sistema consortile obbligatorio che fa capo a Conai e che comporta un costo, differenziato per tipologie di materiali e imballaggi, dai 150 ai 500 euro a tonnellata. Non ha senso pagare una ulteriore tassa con analoga finalità».
Si unisce al coro contrario anche il numero uno di Confartigianato Eugenio Massetti: «Le nostre imprese stanno puntando molto su risparmio energetico e green economy, ma soprattutto sull’economia circolare. Aspetti di una new economy che coinvolgono direttamente le imprese del settore e non è certo con un’ulteriore tassa che si sensibilizza sul tema, né tantomeno si dà una mano concreta per sostenere quel ciclo virtuoso che stiamo perseguendo».
138,77 Euro È l’incremento annuo di spesa che, secondo Federconsumatori, le famiglie dovranno sostenere