Arte e storia, il thriller è di casa sul lago di Garda
Aimporsi come sfondo della narrazione sono la nobile Venezia e il lago di Garda. Come in qualsiasi romanzo i luoghi si avvicendano ma in «Le apparenze dell’invisibile», seconda fatica letteraria di Chiara Montani, i personaggi dell’enigmatica storia, hanno a che vedere per un verso con la Serenissima e per l’altro con il lago: da un lato Tiziano, gigante della pittura vissuto nella “Repubblica di Venezia”, dall’altro il gardesano Pietro Bellotti, nato a Roè Volciano e morto a Gargnano. Gli eventi, invece, sono scanditi su piani e tempi diversi e avvincenti, attorno a date che ritmano il romanzo a partire da quel 29 gennaio 1706 in cui affonda le sue radici il racconto. Poi, scattata la molla della narrazione, la storia intreccia le vicende artistiche con quelle personali, e lo sfondo si sposta in tempi più recenti. Montani (che alterna il suo tempo tra Crema e il Benaco), passa a raccontare episodi che ruotano attorno a due grandi temi.
Uno di questi, l’Arte e le ricchezze artistiche italiane, fa da calamita all’intero romanzo. Gli anni sono quelli della Seconda Guerra Mondiale, quando il rischio di perdite delle ricchezze artistiche per l’Italia non si limitò a costituire un incubo. Tra il 1943 e il 1945 l’area bresciana e del lago era particolarmente sensibile sotto l’aspetto politico e strategico.
E proprio alcuni angoli del lago, i suoi paesaggi bene descritti e la caratteristica più singolare di questa area, ovvero le limonaie, ospitano i momenti salienti del romanzo e la sua tragica conclusione.
La storia ruota attorno al ritrovamento di un quadro, completamente ricoperto da una patina di vernice, che occulta un’opera d’arte. Dopo tre secoli di oblio riemerge in contemporanea con l’evolversi del racconto per terminarvi al centro.
La ricostruzione di Chiara Montani è in linea con la storia reale, solo in minima parte adattata alle esigenze del romanzo. E, mentre per la bibliografia di Tiziano c’è solo l’imbarazzo della scelta, l’interessante rievocazione dell’artista gardesano Pietro Bellotti è basata sulle poche ricerche svolte fino ad ora ad opera di Luciano Anelli e soprattutto di Silvia Merigo.
Tra i tanti personaggi spicca Aida (nome che la scrittrice ha scelto per onorare la memoria nella nonna) con la sua visione artistica della vita, mai sopita neppure nelle peggiori circostanze.
Altri personaggi ruotano intorno agli eventi di quegli anni di guerra: c’è il podestà, ci sono gli uomini della Guardia Nazionale Repubblicana, la Resistenza, partigiani e fascisti. E c’è soprattutto la lunga mano del Kunstschutz, l’organizzazione nazista che si occupava della individuazione e del sequestro di opere d’arte in Italia. E non manca un finale da thriller: in una limonaia del lago.