«Veduta», quando la danza esplora nuove geografie (urbane)
Geografie precarie esplorate (e trasformate) attraverso il corpo. Distanze e ravvicinamenti improvvisi tra il pubblico e i performer. Tracce sonore da ascoltare in cuffia per sprofondare in un luogo che si evolve seguendo i sussulti del movimento.
In bilico tra presente e possibile, la danza esula dal palco per lambire il paesaggio reale: con Veduta, Michele Di Stefano — Leone d’Argento alla Biennale di Venezia — e i ballerini di mk, la sua compagnia, oggi cambieranno la percezione di una scenografia urbana. Della coreografia, che andrà in scena per il Teatro Grande, si conosce solo l’orario (alle 12.15 e in replica alle 15, alle 15.45 e alle 18). Il luogo che verrà esplorato attraverso la danza, però, resta sconosciuto: sarà svelato solo qualche minuto prima dell’inizio della performance. Di Stefano resiste a ogni tentativo di corruzione: non scuce indizi. Ma parla volentieri del suo progetto, che ha già sperimentato in altre città con altri scorci: è un tentativo di cambiare la percezione dello spazio.
«La struttura dello spettacolo — dice — ha sempre la stessa impronta, ma ogni volta cambia lettura e si reinventa a seconda del contesto e del luogo in cui ci esibiamo. Abbiamo raccolto registrazioni in loco per il suono: sarà una colonna sonora molto cinematografica che farà percepire anche alcuni dettagli che di solito non si colgono». Il pubblico parteciperà al viaggio appoggiato a una finestra, con le cuffie alle orecchie: i performer lo sfioreranno, per poi allontanarsi e riavvicinarsi. «Alla fine, la gente guarderà la città con altri occhi, con uno sguardo diverso».
Laureato in Letteratura tedesca, onnivoro di libri (dalla filosofia all’antropologia), Di Stefano non viene dal mondo della danza: ha iniziato ad approcciarsi al corpo da autodidatta. Il suo non è un lavoro dogmatico: ogni performance parte dallo studio del movimento per porre domande, senza la pretesa di dare risposte. «La mia ricerca — dice — è sempre la stessa, ma ogni volta mi sembra di raggiungere un livello diverso di profondità. Con la danza non ho un rapporto estetico: il mio un approccio è legato ai concetti. Attraverso la coreografia, amplio la percezione delle cose, esploro il mondo. Cerco di penetrare nel mistero intraducibile del corpo».
Chi ha il biglietto, si faccia trovare davanti al Teatro con 20 minuti di anticipo.