«Alunni mai da soli» La Carta dei doveri e gli strappi alla regola
I pedagogisti: prudenza. «Bidelli, il turno inizia tardi»
La carta della scuola primaria Pirelli è divisa in due capitoli. Nel primo, tra i «Doveri dei docenti», si prescrive la «vigilanza durante i trasferimenti interni». Tra i «Doveri dei collaboratori», si legge a seguire, c’è la «sorveglianza durante gli spostamenti per recarsi ai servizi». Regole difficili da rispettare. Una maestra della scuola di via Goffredo da Bussero ammette: «Gli alunni sanno andare al bagno da soli fin dalla prima. Per forza. C’è la bidella bravissima assegnata al piano ma se in quel momento non sta lì o ha altre classi da seguire e loro hanno l’urgenza, non c’è altra soluzione che mandarli senza sorveglianza». Un papà ricorda: «Nella classe di mio figlio, una seconda, a turno sono incaricati anche di portare in segreteria al piano terra i fogli da fotocopiare. Di solito vengono mandati in due. Mi pareva un modo per farli crescere, dopo quello che è successo chiederò di rivedere in senso restrittivo il regolamento».
Daniele Novara, pedagogista esperto dell’età evolutiva, è colpito. L’incidente alla scuola Pirelli, con il piccolo ancora in pericolo di vita per la drammatica caduta dalle scale, deve far riflettere: «Dal terzo anno non è solo possibile ma soprattutto auspicabile dare ai bambini piccole autonomie di spostamento all’interno della scuola. Sarebbe eccessivo accompagnarli o tenerli guardati a vista persino quando vanno ai servizi. Nei primi due anni di primaria il discorso è diverso, però. Bisogna essere molto prudenti».
Come organizzare le classi? Come distribuirle nell’edificio? Così Novara: «Intanto, le prime dovrebbero essere collocate al piano terra, non certo all’ultimo. Poi gli alunni più piccoli in un mondo ideale dovrebbero essere rassicurati sempre da una figura di riferimento che stia con loro, se si devono spostare. Ai miei tempi il bidello che ti portava ai servizi era dato per scontato: un amico, un compagno. Dovrebbe essere anche oggi così». L’esperto si sente però di aggiungere: «Sono consapevole di dare consigli soltanto teorici, stavolta. Nella pratica i dirigenti scolastici non potrebbero seguirli neanche volendo, visto l’organico relativamente scarso per gestire i plessi a loro assegnati».
Le testimonianze gli danno ragione. «Da noi, una primaria con centinaia di alunni in un municipio a Nord di Milano, fino alle 10 del mattino non c’è neanche un bidello ai piani. Soltanto il collaboratore nell’atrio che deve controllare gli ingressi — racconta una maestra che raccomanda di non essere citata —. Non è certo un caso isolato, comunque. È quasi dappertutto così. Ma la probabilità che succeda una disgrazia mi pare davvero remotissima».
In linea generale, il numero dei collaboratori viene assegnato dal Miur in base al numero totale di alunni nei diversi plessi dell’istituto comprensivo. Il dirigente sceglie come distribuirli. In virtù dell’autonomia scolastica ogni istituto approva poi il regolamento di sicurezza interno che dev’essere coerente con il piano pedagogico della scuola e approvato prima dal Collegio docenti e poi dal Consiglio di istituto, dunque da un organo che include anche genitori. Paola Gajotti, ex dirigente della primaria Muzio appena andata in pensione, riflette: «La sicurezza è la preoccupazione più grande di docenti e presidi. Se in corridoio non è presente qualcuno che vigila, bisogna evitare di fare uscire i bambini dalle classi. Ma se hanno un’urgenza? — chiede —. Obtorto collo i maestri li mandano. Poi, se non tornano subito, vanno in ansia e li rimproverano. Ma non è giusto neanche questo, i bambini piccoli hanno bisogno di tempo».