L’amico: «Dura entrare in aula senza di lei»
Parla Federico, l’amico che ha portato la studentessa al Civile
«La cosa più difficile sarà abituarsi al viaggio in auto con il sedile del passeggero vuoto, sedersi in classe a fianco di una sedia vuota». Federico Lancini lunedì ha accompagnato Veronica Cadei in pronto soccorso. Gli ultimi messaggi da Veronica li ha ricevuti la sera: «Mi ha ringraziato e diceva di stare ancora male, che l’avrebbero ricoverata per precauzione».
Più nessuna comunicazione fino alla mattina dopo, quando un’amica comune gli ha comunicato la notizia più inattesa: «Eravamo tutti sconvolti. Lunedì mattina non aveva niente, il giorno dopo era morta. La rapidità di quello che è successo rende tutto ancora più difficile». La notizia della scomparsa di Veronica è piombata sui suoi compagni di corso martedì a metà mattina: «In corridoio c’erano alcune ragazze che piangevano forte, non capivamo cosa fosse successo. Poi l’abbiamo saputo: è stato tremendo», racconta la professoressa Silvia Pianta. Il dolore, poi la paura per la meningite: molti ragazzi sono andati subito al laboratorio di via Padova per la profilassi, gli altri (una novantina in tutto, più i docenti) sono stati convocati nel corso della giornata. «Sapevamo che il pericolo di contagio era molto basso — spiega Federico — perché bisogna rimanere molto a lungo a contatto, almeno 8 ore. Sinceramente a quel rischio non ci ho nemmeno pensato se non molto più tardi. La conoscevo da un anno perché avevamo frequentato entrambi l’Antonietti di Iseo. Andavamo sempre insieme in università: da Villongo arrivava a casa mia a Erbusco, prendevamo la mia auto e venivamo a Brescia. Pranzavamo insieme, studiavamo insieme e seguivamo le lezioni: non ci credo ancora».
L’ultima lezione Veronica l’ha avuta con il professor Marco Marzocchi: «Ricordo che era in prima fila, come sempre, ma non mi sono accorto di niente, non sembrava stare male. Poi i suoi compagni mi hanno detto che finita la lezione l’avevano portata in ospedale». Nelle parole di chi l’ha conosciuta in università Veronica era una ragazza attenta, partecipe a appassionata della materia che stava studiando: «Mi diceva che voleva diventare un’analista, lavorare con i dati — spiega Federico — studiavamo in ogni momento libero». La passione per la matematica l’aveva coltivata già dalle superiori: tanti la ricordano per avere partecipato a diverse edizioni della
Disfida matematica. Manuela Esposito, studentessa della magistrale e tutor per le matricole racconta: «Era una ragazza molto interessata e partecipativa. Ancora non riusciamo a crederci». Questa mattina nella sede della facoltà di via Musei ci sarà un momento di raccoglimento per ricordare Veronica, a cui parteciperanno studenti e insegnanti. Vicini in un momento di dolore ancora in cerca di un perché.
Marco Marzocchi
Lunedì era in prima fila come sempre, attenta. Non mi sembrava stesse male