Foto d’autore per modelli «stellati»
Cosa c’è dietro ad un piatto, scene dalle migliori cucine bresciane
I cuochi sono sicuramente tra i personaggi di maggiore successo degli ultimi anni, non stupisce che possano diventare soggetti di una mostra fotografica. Il fotografo è Nicolò Brunelli, 33enne salodiano, che pian piano si è guadagnato la fiducia di molti addetti ai fornelli. Da qui l’idea di una «personale» al Mo.Ca. di Brescia - che si apre domani - all’interno della raccolta permanente di Fotografia.
Icuochi sono sicuramente tra i personaggi di maggiore successo degli ultimi anni, non stupisce che possano diventare protagonisti di una mostra fotografica. Meno prevedibile che l’autore sia un giovane gardesano e molti soggetti siano chef noti ai gourmet bresciani. Il fotografo è Nicolò Brunelli, 33enne salodiano. «Inizialmente mi sono dedicato all’architettura e allo still-life, poi ho capito che il lifestyle e soprattutto il food mi permettevano di sviluppare la mia visione artistica. Cerco sempre di «immortalare» l’idea che il cuoco vuole trasferire nel piatto» spiega Brunelli, che pian piano si è guadagnato la fiducia di molti addetti ai fornelli, partendo dal Garda e arrivando in tanti lidi. Da qui l’idea di una «personale» al Mo.Ca.di Brescia - che si apre domani - all’interno della raccolta permanente di Fotografia
Italiana. Una mostra suddivisa in tre aree: il Territorio ossia il racconto della crescita personale e lavorativa passata anche per i giovani chef della zona , una video intervista ai Grandi Nomi della cucina che raccontano in breve la «loro» visione e la raccolta con 70 fotografie dedicata ai Grandi Nomi stessi, divisi tra i bresciani di origine o «adottati» (a partire da Iginio Massari e Philippe Leveillé ) e tutti gli altri, quali Moreno Cedroni o il neo bistellato Michelangelo Mammoliti. La mostra ha come titolo «Backstage – La Vita dietro un piatto» e si basa su scatti rigorosamente in bianco e nero. «Ho voluto ritrarre lo sforzo quotidiano della creatività, le varie fasi che vanno dal concepimento di una ricetta alla sua preparazione, la difficoltà della ricerca e del reperimento della materia prima di qualità, i rapporti con la brigata e in brigata – spiega il fotografo - il piatto rappresenta solo il culmine di un grande impegno poliedrico, che spesso è sconosciuto ai clienti di un locale e che questa mostra vorrebbe celebrare». Di sicuro, Brunelli ha l’occhio giusto e il piacere innato di fare bene le cose. Le stampe sono realizzate in fine art a pigmenti naturali su carta fatta a mano, in misto cotone, della Toscolano 1381, società fondata con il manager Filippo Cantoni: sono riproduzioni uniche, artigianali ed ecosostenibili che portano la firma del mastro cartaio Marco Castellini. Una curiosità: il primo servizio «professionale» di Brunelli risale al 2014 e aveva come soggetto il Garda e la Valsabbia. Forse è stata l’unica occasione in cui ha fotografato la terra natale, con l’occhio attento. «Ho il lago sotto casa e salvo particolari situazioni non mi ispira, lo vivo come qualcosa di complicato dal punto di vista fotografico. Per me, chi scatta sul Garda non deve essere di qui». Sarà, però vedendo le foto assolutamente non comuni, esposte al Mo.Ca. lo invitiamo (simpaticamente) a cambiare idea.