Un omaggio tutto «bresciano» al genio del piano
L’11 gennaio omaggio bresciano a Benedetti Michelangeli
Era ossessionato dai fazzoletti neri, dalle Ferrari — il suo unico vizio —, dalla perfezione — poteva studiare lo stesso si bemolle centrale fino alle dieci di sera — e dalla cottura degli spaghetti (una volta, il suo amministratore Mattel osò presentarsi a cena a casa sua dieci minuti dopo la scolatura: il maestro lo fece cenare da solo). Arturo Benedetti Michelangeli poteva annullare un concerto nel giro di dieci minuti, con il pubblico già in platea, perché le luci erano sbagliate, c’era un insetto sulle piante o la sala era troppo umida. Di lui — dionisiaco, sadico (anche con se stesso), impeccabile e riservatissimo — sono giustamente venerati anche i capricci: il Teatro Grande ha deciso di rendere onore e grazie al genio del piano l’11 gennaio, con una dimostrazione di affetto da parte degli artisti e colleghi bresciani.
L’idea di un evento musicale per il centenario della nascita di Benedetti Michelangeli (Brescia, 5 gennaio 1920 – Lugano, 12 giugno 1995) era stata confermata qualche settimana fa da Umberto Angelini, sovrintendente del massimo cittadino, alla presentazione della nuova stagione. Senza scucire dettagli. Al momento, è stata fissata la data e si sta valutando il progetto artistico. Non ci sono conferme sulla scaletta: il Grande sta reclutando i musicisti (nomi e cognomi dovrebbero essere resi noti tra qualche giorno). In ogni caso, saranno tutti bresciani che hanno avuto un legame con il semi-dio del pianoforte, tanto perfetto e austero quanto umile, generoso con i suoi allievi, cui dava lezioni gratis nella sua casa a Pura, in Svizzera, e riservato (non rispondeva mai agli applausi e si concedeva pochissimo ai cronisti). L’agiografia di Benedetti Michelangeli è nota: ha iniziato a studiare pianoforte a 4 anni all’istituto Venturi, in città (la musica era nel suo Dna: il padre Giuseppe, avvocato, e la madre Angela erano appassionati). La nascita del mito risale al 1939, quando vince il primo premio assoluto al Concorso Internazionale di Ginevra e Cortot: «È nato il nuovo Liszt». Tutto il resto è storia.