LA STATISTICA
CORREGGE IL TIRO
Eadesso non montiamoci la testa. Migliorare in un anno di 27 caselle la posizione nella classifica della Qualità della vita del Sole 24 Ore, come ha fatto Brescia, è un record. Ci batte solo Prato, che di posizioni ne ha scalate 28. In compenso c’è chi ne ha perse 28 (Ravenna), 29 (Mantova), 32 (Sondrio) e persino 47 (Belluno). Il terremoto — positivo, per la Leonessa — si spiega in parte con i nuovi criteri adottati, per il 30esimo rapporto nazionale, dall’équipe del giornale di Confindustria, che mantiene le solite sei aree tematiche (ricchezza e consumi, affari e lavoro, ambiente e servizi, demografia e società, giustizia e sicurezza, cultura e tempo libero) ma per realizzare le classifiche di settore e quella riassuntiva passa da 42 a 90 indicatori. Una griglia che strappa Brescia all’anonimato di centro classifica in cui eravamo da sempre relegati: dieci anni fa eravamo 54esimi, vent’anni fa 63esimi. È come se aumentando il numero di pixel dell’immagine, il profilo della Leonessa uscisse più nitido e smagliante. Senza dimenticare un paradosso, un motivo di conforto e un interrogativo latente. Il paradosso è che Brescia viene proiettata all’insù dal capitolo demografia: lì siamo secondi assoluti grazie all’elevato numero di immigrati e alla quantità di stranieri che ottengono la cittadinanza italiana. Fattori che siamo portati a considerare problematici sono per gli statistici indice di una realtà attrattiva, dinamica, vitale.
Il motivo di conforto è legato al fatto che una gamma di indicatori più ampia mitiga gli insuccessi del passato. Prendete il capitolo «cultura e tempo libero» dove siamo 43esimi (ma nel 2018 eravamo 65esimi, e nel 2001 addirittura 81esimi). È vero che per numero di librerie siamo da maglia nera (provincia numero 103 su 107). Ma il giudizio di settore è mitigato grazie al numero di biblioteche (57esimi) e concerti (29esimi), indice di sportività (18) e banda larga (38), impianti per sport nella natura (26) e bambini sportivi (11). E poi il capitolo «ambiente e servizi», di solito nostro tallone d’Achille (78esimi nel 2000, 90esimi nel 1993). Ora siamo 21esimi. I punti deboli sono noti: polveri sottili (posizione 94), clima (88), rifiuti prodotti (80). Però l’emigrazione ospedaliera è sconosciuta (posizione numero 6), ci premiano il numero di passeggeri del trasporto pubblico (8), le dotazioni da smart city (10), l’uso di farmaci per l’ipertensione (13), l’offerta di trasporto pubblico (15), la raccolta differenziata (19), l’uso di farmaci per problemi respiratori (24). E l’interrogativo latente? Riguarda la collocazione geografica di Brescia. È vero, siamo nel triangolo felice del Nord-Est che comprende Bolzano e Trento a Nord, Verona Vicenza e Treviso a Est, Parma e Bologna a Sud. Ma a Ovest, a due passi da noi, c’è la capitale del buon vivere, l’unica città veramente europea di cui dispone il belpaese: Milano. E il rapporto con la metropoli rampante è ancora tutto da definire.