Qualità della vita Brescia migliora e guadagna nel 2019 ventisette posizioni
Nella classifica generale si piazza 12esima (guadagna 27 posizioni). Un calo alla voce Affari e lavoro
Brescia guadagna in un solo colpo ventisette posizioni, passando dalla 39esima posizione alla 12esima nella classifica redatta da Il Sole 24 Ore. A guadagnare posizioni contribuisce soprattutto la seconda posizione ottenuta per gli indicatori demografici. Qualche flessione per affari e lavoro.
Nella classifica generale sulla qualità della vita fatta da Il Sole 24 Ore Brescia è dodicesima. Nel 2018 era 39esima, il che vuol dire che in un anno il balzo è stato di 27 posizioni: comunque la si voglia vedere, una performance più che positiva. La classifica mette insieme qualcosa come 90 indicatori (a livello provinciale o specifici del capoluogo) che ci raccontano in sei macro aree di ricchezza, Pil, lavoro e risparmi da una parte ma anche di ambiente, cultura e tempo libero, sicurezza nelle sue diverse accezioni, demografia. Sì, anche la demografia, perché una società più giovane (o meno su d’età sarebbe meglio dire), più equilibrata nel rapporto tra popolazione attiva e pensionati, aspettative di vita alla nascita, è anche una società più dinamica e più in grado di guardare con fiducia al futuro. E in questo, ben più che non nei soldi, Brescia mostra di godere di buona salute. Nella classifica su demografia e società Brescia è addirittura seconda a livello nazionale, superata solo da Bolzano. Significa che il mix di speranza di vita, tasso di mortalità e natalità, acquisizioni di cittadinanza o altro ancora (quindici sono gli indicatori specifici a questa macro area), è positivo. Brescia migliora anche in «Ambiente e servizi», area che tiene al suo interno qualità dell’acqua o dell’aria (pessima, nonostante qualche passo in avanti), consumo di farmaci per ipertensione o diabete fino ai servizi per rendere i territori più accoglienti grazie all’uso delle tecnologie digitali. In quest’area, in un solo anno, il territorio bresciano è passato dalla 29esima alla 21esima posizione. Stabile, seppur in miglioramento, Brescia lo è anche nel capitolo «Ricchezza e consumi», che poi significa valore aggiunto per abitante, importo medio delle pensioni, canoni delle locazioni e via dicendo. Passi in avanti ci sono anche nella «Cultura e tempo libero», dove la provincia (vasta, e questo talvolta penalizza per alcuni indicatori) passa comunque dalla 65esima alla 43esima posizione: un balzo non indifferente, seppure molto resta da fare (ma l’aumento della scolarizzazione, uno dei nodi, è processo lungo che non si risolve da un anno con l’altro). Provincia nel complesso ricca, miglioramenti ci sono anche nel capitolo «Giustizia e sicurezza», che pure fa registrare le performance peggiori (in buona compagnia con provincie di analoghe dimensioni e tenore di vita del Nord Italia). C’è un unico capitolo nel quale Brescia fa qualche passo indietro ed è quello relativo ad «Affari e Lavoro», che significa poi disoccupazione e tassi di attività maschile e femminile, quota di export sul Pil, imprenditoria italiana e straniera e via dicendo. Brescia è in una più che dignitosa 29esima posizione, ma perde qualche colpo (lo scorso anno era 24esima) e se non è un campanello d’allarme poco ci manca. Perché il bello di queste classifiche sta nelle tendenze e nel racconto possibile di un territorio: non solo economia ma anche biblioteche. Non conta solo il Pil ovviamente, ma un peso continua ad averlo. E quello dice che altri territori si stano muovendo con maggiore agilità nelle trasformazioni in atto.
L’analisi
La tendenza dice che altri territori si stanno muovendo con maggiore agilità