Cadde dalla finestra a 7 anni Genitori accusati d’abbandono
Mamma e papà a processo. Il piccolo ai soccorritori disse «è colpa mia»
Era da solo in casa, questo sì. A soli sette anni. Il 6 settembre 2017 giocava nella sua stanza quando a un certo punto aprì la finestra — pare avesse visto alcuni cagnolini di sotto — si sporse dal davanzale e volò di sotto. Un volo di quasi cinque metri, per fortuna smorzato dalla tettoia sopra il portoncino d’ingresso della palazzina in cui il piccolo vive con la famiglia, a Offlaga. Furono i vicini, a chiamare i soccorsi, mentre ad avvisare i genitori, di origini romene, furono i carabinieri di Manerbio. Il piccolo (che rimediò 30 giorni di prognosi per un trauma epatico) se ne stava in giardino, «appoggiato su un enorme peluche» ricorda uno dei volontari che per primo arrivò sul posto, chiamato a testimoniare nel processo (giudice Maria Chiara Minazzato) che vede imputati per abbandono di minore il padre e la madre del piccolo — assistiti dall’avvocato Alberto Scapaticci. «Ciò che mi colpì furono proprio le parole del bambino quando gli chiesi perché era caduto» ha riferito il teste. «È colpa mia, mi prendo la responsabilità di quel che ho fatto» avrebbe detto il bambino, di solito affidato alla nonna, la quale era però dovuta tornare in patria d’urgenza ad assistere il marito per problemi di salute. All’origine del fatto che il bimbo fosse solo, quella mattina, ci sarebbe una sorta di equivoco tra i genitori — disperati — sulla gestione dei rispettivi turni al lavoro. A richiamare l’attenzione di un dirimpettaio furono proprio i lamenti del bambino, legittimamente spaventato e dolorante dopo la caduta, il quale gli chiedeva di stargli vicino e che a fatica riuscì a spingersi fino al cancello.
Il prossimo giugno, in audizione protetta, sarà ascoltato dal giudice proprio il bimbo, che oggi ha nove anni. E che pare sul suo futuro abbia le idee chiare: «Da grande voglio fare il carabiniere».