La Poliambulanza punta a diventare centro per il cancro
Elevata al massimo livello per le urgenze. Più parti e record in Ortopedia. Presto un nuovo edificio
L’ambizione è «diventare Cancer center», investendo sempre di più in robotica e attività di ricerca. La dicitura «Casa di cura ci sta un po’ stretta» ha ammesso il direttore generale di Poliambulanza, Alessandro Triboldi. E in effetti basta leggere alcuni dati dell’anno per dar ragione al direttore generale: 32 mila pazienti ricoverati nel corso dell’anno, 420 mila prestazioni ambulatoriali e 86.600 accessi in Pronto soccorso. Ma è il Dipartimento dell’Emergenza-urgenza (Dea) quello che segna un significativo passo avanti: quest’anno Poliambulanza ha ottenuto la qualifica di «Dea» di secondo livello, il più alto della categoria. A questo vanno aggiunti i tempi record in Ortopedia e l’aumento delle nascite.
L’ambizione è «diventare Cancer center», investendo sempre di più in robotica e attività di ricerca. La dicitura «Casa di cura ci sta un po’ stretta» ha ammesso il direttore generale di Poliambulanza, Alessandro Triboldi. E in effetti basta leggere alcuni dati dell’istituto ospedaliero di via Bissolati per capire che la forma del nome non corrisponde alla sostanza: 32 mila pazienti ricoverati nel corso dell’anno, 420 mila prestazioni ambulatoriali e 86.600 accessi in Pronto soccorso. Ma è il Dipartimento dell’Emergenza-urgenza (Dea) quello che segna un significativo passo avanti: quest’anno Poliambulanza ha ottenuto la qualifica di «Dea» di secondo livello, il più alto della categoria. E non a caso i medici del Pronto soccorso hanno registrato un forte incremento dei codici rossi (+18%), passati da 1.694 casi a 2.000, e pure dei codici gialli (+11,7%). In Ortopedia si è fatto sempre più ricorso alla robotica. «E questo rende gli impianti più longevi. Operiamo pazienti con il femore rotto entro 48 ore nel 93% dei casi, quando in Lombardia — spiega Triboldi — la media è del 76%”. Nel bilancio di fine anno il direttore ha ricordato che Poliambulanza rappresenta il sesto punto nascita della Regione: «Qui sono nati 2.800 bambini. E considerando la denatalità — ha detto — significa che abbiamo guadagnato quote di mercato». Forte della qualifica di ospedale certificato dalla «Joint Commission International» (solo 15 ospedali se ne possono fregiare in Italia), Poliambulanza nel 2019 ha eseguito più di 20 mila operazioni chirurgiche, di cui 3.700 in ambito oculistico e 1.400 nella branca cardiovascolare. Significativi i pazienti trattati in emodinamica (1.500 l’anno), dato che questi interventi sono oggi decisivi nel risolvere problemi come l’occlusione delle coronarie. Le attività sanitarie hanno permesso di iscrivere a bilancio 182 milioni di euro, per l’87% coperti dal Servizio sanitario. Nei piani della fondazione l’attività libero-professionale avrà uno spazio sempre maggiore, ma l’istituto ha comunque chiuso il 2019 elargendo prestazioni per «5 milioni di euro» senza il rispettivo rimborso (extrabudget).
Per contenere le liste d’attesa la fondazione è riuscita a mettere in campo 2.500 prestazioni aggiuntive, ma nel 2019 ha fatto anche investimenti straordinari per 13 milioni di euro (tra cui la nuova sala operatoria ibrida). Nei progetti di ampliamento c’è anche un nuovo edificio da 15 mila metri quadri: sorgerà sul lato ad est della facciata, su cinque piani, per gestire al meglio i pazienti. L’ambizione dell’ospedale? «Diventare un polo dell’innovazione, punto di riferimento per l’alta complessità e la ricerca» ha detto Triboldi. (m.tr.)