Mille arresti da gennaio ma i reati sono in calo
I carabinieri e l’emergenza «codici rossi»
La loro presenza capillare sul territorio infonde senso di sicurezza nei cittadini che sempre più frequentemente segnalano casi sospetti. Grazie anche alla collaborazione di tutti, i carabinieri chiudono l’anno con più di mille arresti, benché i reati siano in calo. Ma loro continuano a tenere la guardia alta.
Snocciolare numeri non gli è mai piaciuto. Perché certo, hanno un peso, ma «non esprimono il lavoro e l’impegno che ogni giorno questi uomini svolgono in silenzio», dice sempre il colonnello Gabriele Iemma, comandante provinciale dei carabinieri. E gli uomini sono «i suoi».
I numeri dei primi undici mesi del 2019, però, una cosa la dicono chiara: i reati calano. Anche i più «odiosi da subire», come i furti in appartamento — meno 20% in un anno — ma «non significa si debba abbassare la guardia, consapevoli di quanto creino allarme e quanto sia legittima la costante richiesta di sicurezza da parte dei cittadini». A maggior ragione durante le festività: il piano sicurezza elaborato con la prefettura è pronto, come sono pronti i militari dell’aliquota di primo intervento (Api) a presidio — potenziato — di tutti gli obiettivi sensibili.
Unico dato in controtendenza quello sui Codici Rossi: 481 interventi da gennaio per maltrattamenti, che hanno portato a 39 arresti. Non sono pochi, nonostante denotino una fiducia crescente delle vittime che denunciano più di prima, anche grazie «alla forte sensibilizzazione perpetrata dalle forze dell’ordine sempre più formate, le istituzioni, le associazioni». Altra «criticità» — testuale — sempre in riferimento alle fasce deboli, continua ad essere la mole delle truffe agli anziani, nonostante anche loro mostrino meno vergogna di un tempo a sporgere denuncia o confidarsi con i famigliari.
E se da gennaio l’Arma ha condotto il 61,3% del totale degli arresti, che equivalgono a 1.15o persone finite in manette, significa che, facendo due conti sommari, tra Brescia e provincia vengono arrestate in media circa cinque persone al giorno. Ancora: quelli dei carabinieri rappresentano l’87,8% dei reati perseguiti sul territorio, mentre i denunciati — che ammontano a 7.800 — il 68,3%. Si ferma un attimo, il comandante, per ribadire che, bando all’autoreferenzialità, «le percentuali riflettono l’importanza delle stazioni dei carabinieri, che spesso sono l’unico presidio delle forze dell’ordine, magari nei paesi più piccoli, e rappresentano il tessuto nervoso del sistema sicurezza a livello nazionale». Così come iniziative quali i Centri d’ascolto «distaccati» (in parrocchia, in biblioteca o in comune) riescono a innescare «un rapporto di fiducia per noi fondamentale, da coltivare costantemente».
A testimonianza del lavoro quotidiano, e più o meno silenzioso, dell’Arma, il maresciallo Graziano Piccinelli, in forza alla stazione di Marone, che il 5 giugno, libero dal servizio, ha salvato una donna che stava annegando nel Sebino. O i colleghi Paolo Spandre e Gerardo Dimuro che il 14 ottobre dopo una trattativa di 30 minuti hanno «disarmato» un 70enne barricato nel suo giardino, a Darfo, il quale imbracciando il fucile carico, minacciava di uccidere prima i famigliari poi se stesso.