Lite e fendenti fuori da sala slot Pena di 30 anni
Le richieste del pm, Federica Ceschi, sono arrivate sulla falsa riga delle conclusioni del perito chiamato a valutare il quadro psichiatrico dell’imputato. Che non avrebbe disturbi psicologici e comportamentali tali da pregiudicarne la capacità di intendere e volere (nonostante da tempo in carcere soffra di disturbi della personalità), quindi: «Sia condannato a 30 anni. Quando ha ucciso era lucido». Al termine del processo in abbreviato, accogliendo le richieste dell’accusa il gip Christian Colombo ha condannato proprio a 30 anni Marsel Disha Romelli, 27 anni, origini albanesi e moglie italiana, per l’omicidio del connazionale Arben Kola, 32, padre di due bambini piccoli. Lo uccise con un corpo contundente e appuntito, presumibilmente un cacciavite, usato per colpirlo dritto al petto, al termine di un litigio esploso poco prima «per futili motivi»: secondo il pm una cessione di droga ritenuta «scadente» dall’assassino. Era la sera del 4 settembre 2018. A Chiari, dove entrambi vivevano, c’era il palio delle Quadre: stando alla ricostruzione i due iniziarono a discutere prima delle 22 nella sala giochi di via Teosa, salvo poi uscire per strada, dove esplose la violenza: vani i tentativi di dividerli da parte del gestore del locale. E nonostante ci fosse in giro molta gente, pare nessuno si accorse di nulla. Gli spintoni, i pugni, poi Kola si accasciò sull’asfalto: il suo cuore si fermò al pronto soccorso dell’ospedale di Chiari. L’aggressore scappò: lo trovarono i carabinieri poco dopo per le vie del paese. Il suo difensore, l’avvocato Gianfranco Abate, ha insistito nuovamente sul suo profilo psicologico, chiedendo il riconoscimento della seminfermità mentale — «il disturbo di cui soffre è tale da inibirne la gestione degli impulsi e comprometterne la capacità di volere» — o, in subordine, delle attenuanti generiche. Soddisfatti, per così dire, i famigliari di Arben Kola (che hanno preferito non commentare la sentenza), che si sono costituiti parte civile in aula al fianco dell’avvocato Cristian Mongodi. (m.rod)