La nascita tra medicina e filosofia
Pensiero Una studiosa e un ginecologo affrontano le domande esistenziali sull’atto che genera la vita Il processo naturale, l’etica medica, la paura e il dolore: ritorno ai fondamentali
La nascita ha, per la medicina, un significato clinico e fisico; per la filosofia, in quanto soglia della vita ne ha uno esistenziale e metafisico. Pur essendo un evento fisiologico o naturale — cerchiamo di mettere a fuoco in questo libro secondo quali parametri — quando si tratta di gestire il parto come evento medico e vissuto personale non è sufficiente una spiegazione causa-effetto che lo riduca a un passaggio lineare da uno stato a un altro, ante e post-partum, perché è insufficiente da tutti i punti di vista, antropologico ma anche propriamente ostetrico.
La nuova cultura della fisiologia della nascita, con le sue ambivalenze, dove conduce? Qual è la sua “visione” di tale evento umano? Abbiamo tentato di comprenderlo nei tre momenti del nostro dialogo, riguardanti le raccomandazioni sanitarie sulla fisiologia del parto, la ridefinizione di cura ostetrica e l’esperienza del dolore in travaglio.
Quando si parla di naturalità della nascita, diversi possono essere gli approcci, empirico-descrittivo ma anche analitico-riflessivo, e questo fa sì che ci si divida nell’interpretazione.
Il concetto di «natura», e più propriamente di fisiologia della nascita, rivisitato alla luce della storia e della cultura apre le porte a un nuovo «umanesimo»; l’«etica» professionale, declinata a mimente sura di quell’anima e di quel corpo materno, da modello astratto si determina come una singolare — e a ben vedere innata — «cura ostetrica»; le «emozioni» contrastanti che caratterizzano il travaglio di parto — paura, attesa, felicità — sono i modi con cui si fa esperienza e conoscenza del parto: un sapere del parto, fondato sulla relazione della madre con il suo bambino e con chi l’assiste, che può essere la base per ripensare le pratiche cliniche stesse e una medicina «empatica».
A emergere non è una astratta «metafisica del parto», ma una concreta visione in grado di illuminare le prassi in uso.
Il nostro libro cerca di distillare le parole chiave, e le corrispondenze cliniche, di un sapere del parto non costituito di cliché prestabiliti ma, seppure universale, assolutamente unico nell’esperienza che se ne fa quotidianain ogni Sala parto.
Cosa significa «parto fisiologico», e come può essere favorito? Quali caratteristiche ha, dovrebbe avere, potrà effettivamente avere nei prossimi anni una Sala parto adeguata al parto fisiologico, cioè non «medicalizzato», e con quali effetti sulle nascite?
Quali sono le procedure più adeguate, quelle più attese e disattese dalle donne?
In che modo migliorare l’assistenza ostetrica ma anche la partecipazione attiva delle donne al travaglio?
Cosa le donne possono e devono aspettarsi?
Come affrontare la paura e il dolore del parto?
Questi sono alcuni degli interrogativi che cerchiamo di affrontare, questioni che si incastonano nel quadro della evoluzione storica della medicina ostetrica, degli specifici mutamenti di approccio medico e clinico alla nascita e delle linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), che aprono indirizzi di ricerca, in parte consolidati e in parte da esplorare.
Ogni madre è partecipe di un tempo infinito e di un sapere viscerale la cui logica — logos — non può essere ridotta alla sola spiegazione scientifica e alla routine medica.
Proviamo a delineare questo «sapere» ponendo l’unicità dell’evento della nascita al centro di una realtà ospedaliera; una struttura, come molte altre, dove la storia umana tende troppe volte a scolorire.
"Precursore Socrate, che era figlio di un’ostetrica, definiva maieutica l’arte di far nascere nuove idee
"Relazioni Centrale è la relazione della madre con il bambino e con chi l’assiste, per ripensare una clinica «empatica»
"Logos Le madri sono portatrici di un sapere viscerale, il cui logos non può essere ridotto a semplice routine medica
Ci rivolgiamo alle madri, protagoniste, ma anche ai padri e al personale sanitario, a tutti coloro che sono coinvolti nella nascita di un bambino, senza contrapporre l’evidenza fisica e clinica, di cui il ginecologo è specialista, al vissuto che nel racconto di ognuna rivela una diversa razionalità del parto: emotiva, narrativa, esperienziale.
Una razionalità costellata di parole chiave che può forse trovare una guida nella filosofia, se già Socrate — la cui madre era ostetrica — attribuiva alla maieutica questo alto compito: «far nascere».