Don Sturzo e Salvemini, il dialogo illuminante
«Fuoriusciti» al teatro Mina Mezzadri fino a domenica
Pensavamo di andare a vedere uno spettacolo di prosa e invece è stato un concerto. Musica per le nostre orecchie, fatta di parole elevate che la politica sembra aver dimenticato. La politica di oggi, quella intendiamo, che parla alla pancia e poi mette le faine a guardia del pollaio. Ne abbiamo sentite e sopportate tante in questi anni: una volta c’era la retorica oscura del politichese, poi l’inglesorum (la variante aziendale del latinorum), poi sempre più giù verso registri triviali modellati sulle tecniche persuasive del marketing e del rispecchiamento al ribasso. È la morte della lingua annunciata da Pasolini?
Eppure non è sempre stato così.
«Fuoriusciti», ultima produzione del Ctb con Teatro Stabile di Torino, ci restituisce un frammento di passato che sembra una guarigione tanto è necessario. Uno spettacolo che parla di ideali, di bene comune, di prossimità attraverso nobili parole dismesse. Perché le parole non sono fuffa, aggirano il cono d’ombra, trascendono gli orizzonti asfittici e le logiche micragnose di chi millanta, corbella e non possiede la forza dell’immaginazione. Le parole possono diventare cose, materia.
Brooklyn, settembre 1944, don Sturzo riceve la visita di Gaetano Salvemini. Entrambi esuli, sfuggiti alle rappresaglie del regime mussoliniano. Durante l’incontro discutono di interferenze tra Chiesa e Stato, di questione meridio nale e Risorgimento, di orrori bellici e di dittatura fascista, di Alleati e di rinascita di un Paese dal proprio inferno. Il fondatore del Partito Popolare e l’intellettuale liberal-socialista non se le mandano a dire, ma si stimano, condividono con la stessa passione un progetto di riscatto e crescita. La differenza delle opinioni è una ricchezza, non un ostacolo.
Giovanni Grasso ha destrutturato un carteggio e lo ha ricomposto in dialogo serrato, Piero Maccarinelli traduce in modalità teatrale fluente, gli interpreti (Luigi Diberti, Antonello Fassari e Guia Jelo) ci mettono l’anima, non solo la maschera. Una lezione di storia piena, il vuoto di oggi dà le vertigini. Repliche fino a domenica al teatro Mina Mezzadri di Brescia.