Raccolta di firme per la funivia in Maddalena
Piace a tanti bresciani l’idea di rimettere in funzione le cabine dismesse a fine anni Sessanta
Ripristinare la vecchia funivia che porta sul monte Maddalena per ridurre l’uso dell’auto e abbassare il livello di inquinamento in città. La proposta lanciata con il sito «Raccolta firme per ripristinare la funivia e valorizzazione del monte Maddalena» in poco tempo ha già raccolto il voto favorevole di 3.500 bresciani cui piacerebbe poter salire sulla collina di casa nella cabina di una funivia. C’è anche qualche scettico, ma il progetto pare trovare parecchio consenso.
L’idea di riaprire la funivia della Maddalena piace a quasi 3500 bresciani (3.431 per l’esattezza). Da più di un mese, su Facebook, ne auspicano il ritorno e contrastano — civilmente, per fortuna — chi dice no pensando a costi ed utilità. Anzi, Vanno avanti. Pensano già alla frequenza delle corse ed al costo del biglietto. Prezzi bassi: dai 5 ai 7 euro. Andata e ritorno massimo a 11 euro. Viaggio gratuito per bimbi e nonni.
«Prima di dare un costo ai biglietti — obietta Claudio Vigasio — sarebbe meglio dare un senso all’impianto. Cosa ci sarà di interessante in cima al colle? Una palestra, un ristorante, osterie , una sala giochi per bambini?». E riapre il problema di sempre.
Alessandro Alino Farfy Ferrari ha scatenato la bagarre aprendo il sito «Raccolta firme per ripristinare la funivia e valorizzazione della Maddalena».
Lui ha 34 anni, vive in città, è rappresentante di una grande azienda. Ama la montagna di casa. Anche se i vari ruderi, i piloni mozzi e la selva metallica delle antenne lo avviliscono, si consola fotografando scorci da cartolina e respirando aria buona. Devono goderne tutti – s’è detto. E se troppe auto in vetta portano inquinamento, non resta che ritornare alla funivia. Quella è ecologica.
Da qui, via social, il sondaggio. Più di 3500 pareri fanno capire che la funivia non è dimenticata e ci sono collezionisti di materiale legato alla funivia. Alex Castellini, ha trovato il faro illuminante che era sul tetto di una cabina e il telefono che era fissato sulla plancia di comando.
Ferrari sa bene che la chiusura a settembre del 1969 fu dovuta al disinteresse ed alle perdite e che non funzionò nemmeno come scuola guida per manovratori. È però convinto che dopo mezzo secolo ci siano gruppi interessati. Nell’ ottobre 1952 tutti avevano creduto nel progetto dell’ingegnere Matteo Maternini. E i pochi i dubbiosi, venivano tacciati di non voler vedere oltre il proprio naso. Mentre si vendevano le azioni — oggi hanno un valore pari a zero — incominciarono i lavori.
Contratto con la ditta Lancelotti e Fanfani. Direzione affidata agli ingegneri Freda e Recupito. Ai bresciani Moretti e Lanfranchi la costruzione della stazione di partenza ed il vicino albergo. Al pittore Aldo Coccoli il compito di illustrare lo slogan pensato per il lancio: «La Maddalena a portata di mano».
Tutto perfetto. Due le cabine: una per la salita dalla città e una per la discesa dagli 850 metri della montagna. Partenza dalle Cavrelle e dalla Bornata, di fronte alla Wührer. Sei minuti il tempo del viaggio di 2 chilometri e mezzo. Velocità 30 chilometri orari. Inaugurazione a ferragosto del 1955. Una corsa ogni mezz’ora, dalle 8 alle 12 e dalle 15 alle 19. Andata e ritorno lire 300. Corsa semplice a lire 150 per chi preferiva tornare in città a piedi. Solo 50 lire per bambini sotto il metro. Allora si immaginava una nuova Brescia residenziale sui 400 ettari in cima al monte. Eleganti ville dove un tempo brucavano le capre. Meglio dei Ronchi e della Panoramica! Brescia era orgogliosa. Se Roma aveva appena inaugurato la metropolitana Brescia aveva aperto una via in cielo.
La proposta d’oggi fa piovere opinioni a scroscio. Il promotore, sostiene la funivia a spada tratta: «Dal San
L’ideatore Alessandro Alino Farfy Ferrari ha scatenato la bagarre aprendo il sito «Raccolta firme»
Gottardo è evidente la cappa che avvolge la città! Realizziamo la funivia. La nostra montagna è una risorsa naturale per ovviare all’inquinamento. Sfruttiamola». Pepito Sbazeguti è d’accordo e ricorda il passato: «Avevamo tram e filobus. Col tram si andava da Brescia a Chiari, a Tavernole, a Vestone, a Salò…». E con ironia ricorda che a quel tempo «il trasporto su gomma era “politicamente da spingere”». Luca Sueri si scusa: «A me la Maddalena non piace ..... mi ha sempre fatto tristezza». Ribatte Daniela Cherchi: «Probabilmente non sei bresciano. È bellissima coi suoi colori, mi affascina». Edward Richard Battisti più che alla funivia pensa ad altro: «Intanto metterei un raccoglitore di plastica al capolinea in San Gottardo il piccolo cestino è insufficiente».