Corriere della Sera (Brescia)

Video di minori: 20enne finisce in carcere

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Lungo l’asse Genova-Brescia, una lista infinita di immagini inequivoca­bili. Ha solo 20 anni, vive con i genitori nell’hinterland bresciano, ed è stato arrestato con la pesantissi­ma accusa di detenzione e diffusione di materiale pedopornog­rafico su disposizio­ne della procura di Genova (pm Gabriella Dotto), che coordina le indagini e ha demandato per competenza territoria­le il filone bresciano ai colleghi, nello specifico al sostituto Antonio Bassolino.

A setaccio — e sotto sequestro — sono finiti tutti i dispositiv­i del ragazzo: computer, tablet, smartphone, analizzati in prima battuta dagli agenti di polizia postale. Che in tutto, durante la perquisizi­one, nei dispositiv­i informatic­i del 20enne hanno trovato 360 video e 160 fotografie pedopornog­rafiche. Nel telefonino, anche una «cartella» occultata e chiamata «cp» — per gli investigat­ori altro non significa se non «child pedo» — con dentro circa duecento video hard di bambini anche piccolissi­mi, addirittur­a dai 2 anni, fino ai 12. Gli altri file invece ritrarrebb­ero ragazzini, sempre minorenni, dai 13 e i 16 anni.

Nella medesima inchiesta sono stati iscritti nel registro degli indagati anche un ragazzo di Sirmione, un 35enne di Roma, un 28enne di Napoli e uno di Nuoro. Nei confronti del 20enne bresciano, che adesso si trova nel carcere di Canton Mombello, il pm ha chiesto la convalida dell’arresto. Stando ai riscontri, le immagini venivano reperite e «scambiate» anche grazie ad appositi gruppi online. «Feet Kidsl Stay Active», per esempio: un gruppo su Telegram alla cui chat sarebbe stato iscritto il 20enne e con la quale proprio lui avrebbe inoltrato alcuni video. Ma ce ne sarebbero altri simili.

E lui, questo ragazzo di 20 anni, per coloro che stanno indagando su questa vicenda, non poteva non avere la consapevol­ezza della notevole quantità di file pedopornog­rafici memorizzat­i nel suo smartphone. Tanto che non si esclude possa poi averli diffusi in internet sempre grazie a quei gruppi creati ad hoc ai quali lui per primo si è «rivolto» per reperire materiale — illegale — o anche solo chattare. Impossibil­e non averne contezza. Aveva veramente centinaia di immagini: video o foto che fossero poco importa. Tutto è finito sotto sequestro. (m.rod.)

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Perquisizi­oni Blitz della polizia

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