Lo slancio di Chailly folgora Beethoven
Il «Destino che bussa alla porta»? Altro che, questo è un tuono, un’onda di fuoco: la Quinta Sinfonia di Beethoven, insieme all'Ottava, segna alla Scala (ultima replica questa sera) un nuovo potente successo nell’integrale delle Sinfonie diretta da Riccardo Chailly con la Filarmonica. Ovazioni, l’altro ieri, quasi sei minuti di applausi, grida di «Bravo il maestro, brava l’orchestra». Per originalità e freschezza, un evento mondiale, nell’anno di Beethoven. Chailly segue i metronomi, cioè i tempi, molto veloci, prescritti dall’autore, come dieci anni fa a Lipsia: qui un po’ meno fulminei, con incrementi non oltre l’11,5% (il primo Allegro della Quinta, 7’25 contro 6’39). Ma l’aspetto è riduttivo. Chailly va molto oltre. Basta sentire come rende naturale e mai dimostrativo il battito mozzafiato dell’Ottava, sempre sospinta «in avanti». Ti concentri sul metronomo, e il maestro ti sorprende con una favolosa flessuosità di fraseggi, micro-indugi e microslanci, pulsazioni, voci interne. Ti abbandoni all’ondeggiare del puro canto, alla fusione, alla scioltezza gioiosa, ai corni, al fagotto, ai violoncelli che sembrano creature vive, e Chailly ti sorprende di nuovo, riavviando l’esatto rigore del tempo appena sospeso: il nerbo leggero, lo scatto, il ritmo serrato che morde e avvince, che splende e trascina.