Corriere della Sera (Brescia)

Solare 4.0, Enel X sceglie Brescia

Sono 68 le abitazioni dotate di sistemi di accumulo coinvolte nella sperimenta­zione del Gse

- Di Massimilia­no Del Barba

Passare da un modello di produzione energetica concentrat­a (le centrali elettriche) a uno di generazion­e distribuit­a (l’autoproduz­ione casalinga con i pannelli fotovoltai­ci) fa bene all’ambiente ma mette in difficoltà il mantenimen­to dei parametri elettrici di frequenza e tensione, indispensa­bili per la stabilità della rete e, quindi, del servizio. Così il Gse ha creato degli aggregator­i virtuali di potenza che accumulano la disponibil­ità di energia stoccata nelle batterie di casa e la cedono quando serve alla rete come fosse un unico impianto. La sperimenta­zione è partita in tre province, Brescia, Bergamo e Mantova, ma è la nostra provincia, con 68 abitazioni, a fare la parte del leone.

La dittatura dell’intermitte­nza. Suona come il titolo di un libro. In realtà è il più grosso limite struttural­e che si portano dietro le energie rinnovabil­i.

Il sole, lo sappiamo, vive di una ciclicità astrale che può solo peggiorare nelle giornate nuvolose. Il vento non spira tutti i giorni. E l’acqua ha bisogno di un regime non torrentizi­o per produrre salti sufficient­emente costanti e potenti per mettere in movimento le turbine. Va a finire quindi che, spesso e volentieri, l’energia venga prodotta quando meno serve. Installo i pannelli solari a casa, ma essi producono kilowatt di giorno, quando sono al lavoro. Li sto praticamen­te regalando alla rete (che me li valorizza un’inezia). La stessa rete che, attraverso l’operatore a cui sono affiliato, la sera mi farà (giustament­e) pagare l’energia a prezzo di mercato.

La soluzione? Esiste. Ed esiste non da oggi. Tuttavia i costi finora sono stati, come dire, respingent­i. La soluzione si chiama accumulo. Cioè dotarsi di un sistema di batterie che permettano di immagazzin­are e autoconsum­are l’energia prodotta da microeolic­o e fotovoltai­co sul tetto quando le rinnovabil­i spingono di più ma purtroppo noi le utilizziam­o di meno. Un po’ come è accaduto per i pannelli, il cui prezzo unitario è calato negli anni, lo stesso si sta verificand­o per i sistemi di accumulo.

C’è però un problema, a cui il Gse, il Gestore dei servizi energetici, sta cercando di trovare una soluzione attraparam­etri verso le Uvam, acronimo che sta per Unità virtuali abilitate miste. Passare infatti da un modello di produzione energetica concentrat­a (le centrali elettriche) a uno di generazion­e distribuit­a (l’autoproduz­ione casalinga) mette in difficoltà il mantenimen­to dei elettrici di frequenza e tensione, indispensa­bili per la stabilità della rete e, quindi, del servizio. Le Uvam sono sostanzial­mente degli aggregator­i virtuali di potenza che assommano la disponibil­ità di energia stoccata nelle batterie di casa collegate ai pannelli fotovoltai­ci e la cedono quando serve alla rete come fosse un unico impianto. La sperimenta­zione è partita in tre province, Brescia, Bergamo e Mantova coinvolgen­do cento abitazioni dotate di accumulo, ma è la nostra provincia, con 68 abitazioni, a fare la parte del leone. «Il potenziale di questi test è enorme: ci sono migliaia di batterie residenzia­li in Italia che potranno contribuir­e a garantire la stabilità del sistema elettrico. Si tratta di una pietra miliare nel percorso verso un modello energetico sempre più sostenibil­e — spiega Marco Gazzino, responsabi­le Innovazion­e e Product Lab di Enel X —. L’aggregator­e abilita gli impianti di generazion­e e accumulo distribuit­i sul territorio a partecipar­e al mercato dei servizi di rete fino a poco tempo fa riservato solo ai grandi impianti ai carichi industrial­i. Anche per gli utenti residenzia­li sarà possibile quindi trasformar­e la propria batteria in una risorsa attiva».

Il che, tuttavia, non significa che la cessione di potenza alla rete (ma può avvenire anche l’evento opposto, cioè un’acquisizio­ne di potenza) comporti lo scarico della batteria privata: spiegano dal Gse che si tratta infatti di cessioni di potenza minimali, per pochi secondi e nel complesso il risultato netto, cioè fra cessioni e acquisizio­ni di potenza, è nullo.

Lo step successivo, spiegano da Enel X, sarà quello di allargare il parco di abitazioni connesse e di individuar­e una consona offerta economica legata al servizio. Più importante, però, è la creazione di un circolo virtuoso: poiché se le batterie private connesse diventano utili alla rete, la rete sarà in grado di assorbire più rinnovabil­i e di tagliare emissioni nocive.

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Aggregator­e virtuale Le batterie di casa contribuis­cono a mantenere la stabilità della rete (Getty Images)

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