Solare 4.0, Enel X sceglie Brescia
Sono 68 le abitazioni dotate di sistemi di accumulo coinvolte nella sperimentazione del Gse
Passare da un modello di produzione energetica concentrata (le centrali elettriche) a uno di generazione distribuita (l’autoproduzione casalinga con i pannelli fotovoltaici) fa bene all’ambiente ma mette in difficoltà il mantenimento dei parametri elettrici di frequenza e tensione, indispensabili per la stabilità della rete e, quindi, del servizio. Così il Gse ha creato degli aggregatori virtuali di potenza che accumulano la disponibilità di energia stoccata nelle batterie di casa e la cedono quando serve alla rete come fosse un unico impianto. La sperimentazione è partita in tre province, Brescia, Bergamo e Mantova, ma è la nostra provincia, con 68 abitazioni, a fare la parte del leone.
La dittatura dell’intermittenza. Suona come il titolo di un libro. In realtà è il più grosso limite strutturale che si portano dietro le energie rinnovabili.
Il sole, lo sappiamo, vive di una ciclicità astrale che può solo peggiorare nelle giornate nuvolose. Il vento non spira tutti i giorni. E l’acqua ha bisogno di un regime non torrentizio per produrre salti sufficientemente costanti e potenti per mettere in movimento le turbine. Va a finire quindi che, spesso e volentieri, l’energia venga prodotta quando meno serve. Installo i pannelli solari a casa, ma essi producono kilowatt di giorno, quando sono al lavoro. Li sto praticamente regalando alla rete (che me li valorizza un’inezia). La stessa rete che, attraverso l’operatore a cui sono affiliato, la sera mi farà (giustamente) pagare l’energia a prezzo di mercato.
La soluzione? Esiste. Ed esiste non da oggi. Tuttavia i costi finora sono stati, come dire, respingenti. La soluzione si chiama accumulo. Cioè dotarsi di un sistema di batterie che permettano di immagazzinare e autoconsumare l’energia prodotta da microeolico e fotovoltaico sul tetto quando le rinnovabili spingono di più ma purtroppo noi le utilizziamo di meno. Un po’ come è accaduto per i pannelli, il cui prezzo unitario è calato negli anni, lo stesso si sta verificando per i sistemi di accumulo.
C’è però un problema, a cui il Gse, il Gestore dei servizi energetici, sta cercando di trovare una soluzione attraparametri verso le Uvam, acronimo che sta per Unità virtuali abilitate miste. Passare infatti da un modello di produzione energetica concentrata (le centrali elettriche) a uno di generazione distribuita (l’autoproduzione casalinga) mette in difficoltà il mantenimento dei elettrici di frequenza e tensione, indispensabili per la stabilità della rete e, quindi, del servizio. Le Uvam sono sostanzialmente degli aggregatori virtuali di potenza che assommano la disponibilità di energia stoccata nelle batterie di casa collegate ai pannelli fotovoltaici e la cedono quando serve alla rete come fosse un unico impianto. La sperimentazione è partita in tre province, Brescia, Bergamo e Mantova coinvolgendo cento abitazioni dotate di accumulo, ma è la nostra provincia, con 68 abitazioni, a fare la parte del leone. «Il potenziale di questi test è enorme: ci sono migliaia di batterie residenziali in Italia che potranno contribuire a garantire la stabilità del sistema elettrico. Si tratta di una pietra miliare nel percorso verso un modello energetico sempre più sostenibile — spiega Marco Gazzino, responsabile Innovazione e Product Lab di Enel X —. L’aggregatore abilita gli impianti di generazione e accumulo distribuiti sul territorio a partecipare al mercato dei servizi di rete fino a poco tempo fa riservato solo ai grandi impianti ai carichi industriali. Anche per gli utenti residenziali sarà possibile quindi trasformare la propria batteria in una risorsa attiva».
Il che, tuttavia, non significa che la cessione di potenza alla rete (ma può avvenire anche l’evento opposto, cioè un’acquisizione di potenza) comporti lo scarico della batteria privata: spiegano dal Gse che si tratta infatti di cessioni di potenza minimali, per pochi secondi e nel complesso il risultato netto, cioè fra cessioni e acquisizioni di potenza, è nullo.
Lo step successivo, spiegano da Enel X, sarà quello di allargare il parco di abitazioni connesse e di individuare una consona offerta economica legata al servizio. Più importante, però, è la creazione di un circolo virtuoso: poiché se le batterie private connesse diventano utili alla rete, la rete sarà in grado di assorbire più rinnovabili e di tagliare emissioni nocive.