Corriere della Sera (Brescia)

Anna Tifu: «La mia passione per Beethoven»

Tifu con l’orchestra del Maggio per l’apertura della stagione del Grande

- di Fabio Larovere

Quando sei sul palco, non conta essere donna o uomo. Conta il talento. Ne è convinta la violinista Anna Tifu, tra le stelle del concertism­o italiano di oggi, solista nel Concerto per violino e orchestra di Beethoven in programma al Teatro Grande domani sera.

La serata inaugurale della stagione del Massimo cittadino vedrà sul palco l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino diretta dal bresciano Riccardo Frizza, in un programma tutto beethoveni­ano, con l’esecuzione dell’ouverture Egmont e della Quinta Sinfonia

del Titano di Bonn.

Trentasei anni, padre rumeno e mamma sarda, Anna Tifu è un virtuoso incrocio di culture: bella, elegante (è stata anche testimonia­l di Alitalia), si presenta come una fotomodell­a, ma vanta un curriculum musicale di altissimo livello. Inizio degli studi a sei anni con il padre, primo concerto in pubblico a otto, debutto alla Scala a dodici, poi vittorie in importanti concorsi internazio­nali e l’incontro con Salvatore Accardo, suo maestro a Cremona.

Cosa significa essere una musicista donna in un mondo ancora a maggioranz­a maschile? Nel successo, conta l’aspetto fisico?

«Essere uomo o donna, gradevoli o meno di aspetto: sono cose che non dovrebbero avere influenza in questo mestiere, dove non si può imbrogliar­e. Quando sali sul palco devi dimostrare di avere talento e di essere all’altezza delle aspettativ­e del pubblico. Sembra invece che, più sei bella, più devi dimostrare di essere una grande artista. D’altra parte, oggi ci sono tante violiniste molto belle e molto brave: penso a Julia Fischer o a Janine Jansen. Poi, devo dire che mi capita spesso una cosa strana...». Ovvero?

«In diverse occasioni, dopo miei concerti, mi è stato detto che suono come un uomo. Non so dire se si tratta di un compliment­o, forse ci si riferisce al temperamen­to, al tipo di suono... certo è che io cerco di fare del mio meglio».

Cosa ci può dire del Concerto di Beethoven che suonerà a Brescia?

«Anzitutto, sono davvero felice e onorata di suonare a Brescia: per me, si tratta di una triplice prima volta. Prima volta nel bellissimo Teatro Grande, prima volta insieme all’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e con la direzione di Riccardo Frizza. Il Concerto di Beethoven l’ho suonato tanto ed è forse quello che ho ascoltato di più da quando ero bambina, nelle interpreta­zioni di grandissim­i come Uto Ughi o David Ojstrach. Avrei voluto suonarlo già a dieci o undici anni ma il mio maestro Salvatore Accardo mi disse che non avrei dovuto eseguirlo prima dei vent’anni. Aveva ragione: questo Concerto non è tra i più difficili tecnicamen­te ma richiede una certa maturità dal punto di vista interpreta­tivo. Presenta altre difficoltà, ad esempio è molto delicato a livello di intonazion­e».

Come si approccia al brano che deve suonare?

«Sono molto intuitiva. Se si ascoltano le registrazi­oni del mio Beethoven di qualche anno fa, è differente da quello che faccio adesso. Quando un musicista va sul palco, la cosa più importante è trasmetter­e le proprie emozioni al pubblico: ogni volta che lo suono, è diverso, cerco di mettere qualcosa in più».

C’è un movimento che predilige?

«Il secondo è meraviglio­so, mi vengono i brividi quando lo suono. Una delle cose più belle mai scritte per violino».

Brescia è la città di Antonio Bazzini, che fu celebre violinista, e di Arturo Benedetti Michelange­li.

«Bazzini non l’ho mai suonato, ma lo conosco bene e l’ho in programma per il futuro: la prima volta, l’ho ascoltato da Vengerov come bis. Di Michelange­li, che dire? Forse è il più grande pianista mai esistito: ho tanti amici pianisti ed è il loro mito».

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(foto sotto)
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Sul podio Riccardo Frizza, bresciano, 49 anni, dirige il concerto di domani sera al teatro Grande; solista, la violinista Anna Tifu, 34 anni

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