Picchiata e strangolata Sotto torchio un trentenne
Il corpo di Francesca Fantoni, 35 anni, nei giardini di via Moro
A tarda notte è ancora in caserma: ha quasi trent’anni ed é «sotto torchio» per l’omicidio di Francesca Fantoni, 35 anni, scomparsa sabato sera a Bedizzole, dopo essere stata in un bar e ritrovata ieri mattina in un parco giochi del paese. La donna, che aveva un ritardo conoscitivo, è stata picchiata e strangolata. Le indagini dei carabinieri si concentrano sulle amicizie e sulle ultime persone incontrate sabato; tra loro anche il giovane tenuto in caserma fino a tarda serata.
La cercavano da un giorno e una notte. L’ha trovata ieri mattina un carabiniere durante una perlustrazione prima delle celebrazioni che erano in programma di lì a qualche ora per la Giornata della Memoria. Il corpo di Francesca Fantoni, 35 anni, era esanime tra i cespugli vicino all’ingresso della sala civica, all’interno del parco dei Bersaglieri, lungo via Aldo Moro, a Bedizzole. È probabile che fosse lì da sabato sera, da quando familiari e amici avevano perso le sue tracce. È stata trovata con evidenti segni di percosse, soprattutto al volto. «Una morte violenta», affermano senza dubbi gli inquirenti. Ironia della sorte, Kekka — così la chiamavano tutti — era a terra a pochi metri dalla sede del Centro Operativo di Soccorso Pubblico, all’interno del complesso che ospita, tra l’altro un poliambulatorio e la farmacia.
Il dettaglio dei contorni del suo omicidio è ancora tutto chiarire. Non si esclude in assoluto che possa essere stata uccisa altrove e portata in via Aldo Moro in un secondo momento. Ma a chi indaga appare più plausibile che tutto possa essersi consumato all’interno del parco su cui si affacciano anche alcune abitazioni. Nessuno ha visto o sentito nulla di strano e le urla di Francesca potrebbero essere state coperte dalla musica del vicino luna park, allestito in questi giorni in paese.
Le ultime tracce lasciate da Francesca risalgono alle 19 di sabato, quando saluta la madre, prima di uscire con gli amici. Alle 20.32 le telecamere di sorveglianza (le immagini sono state acquisite dai carabinieri) del bar Le Terrazze la immortalano mentre esce dal locale dove ha bevuto un tè freddo in compagnia. Ride e scherza con alcuni amici, ragazzi e ragazze, poi arriva un altro amico che le mette una mano sulla spalla e parlotta con lei. Forse con lui ha anche qualche screzio, ma non si capisce con certezza. Poi più nulla. Francesca Fantoni sparisce nel buio del sabato sera. Il suo telefonino, diventato muto, viene ritrovato domenica semidistrutto nella vicina piazza Vittorio Emanuele II. Il mancato rientro a casa di Kekka, sempre puntuale, e il rinvenimento del telefonino, seminano il panico tra familiari e amici che si mettono a cercarla. La madre si rivolge ai carabinieri. Gli amici lanciano appelli su Facebook. Le indagini cominciano ad ampio raggio con le ricerche nei dintorni di Bedizzole e nei luoghi abitualmente frequentati da Francesca, ma nessuno, fino a ieri mattina, si accorge che il suo corpo, ormai senza vita, è molto più vicino di quanto si possa pensare. Si ascoltano gli amici. Uno a uno arrivano in caserma a Desenzano. Le attenzioni si concentrano su 30enne di Bedizzole che risulta essere l’ultimo ad avere visto viva Francesca. Viene ascoltato una prima volta e poi, per ore, una seconda volta (al momento di andare in stampa l’uomo è ancora in caserma). Si cerca di arrivare ad una soluzione del mistero che aleggia sulla morte della 35enne. Altri elementi utili potrebbero arrivare dal referto dell’esame esterno effettuato dal medico legale. Ma anche dall’autopsia, in programma nei prossimi giorni, disposta dal pm Marzia Aliatis. Si cercano elementi utili anche con il telefonino, trovato in frantumi in piazza Vittorio Emanuele. Si analizzano i tabulati e si prova a ricostruire gli ultimi contatti. Un puzzle con pezzi ancora tutti in disordine. Ma i carabinieri lavorano a ritmo serrato per arrivare a capo di questa tragedia, per capire chi abbia percosso Kekka fino ad ucciderla, abbandonandola a 300 metri dalla casa in cui viveva con la madre. Erano rimaste sole, con una sorella, dopo che un paio di anni fa il padre, che gestiva un autosalone in paese era morto per una malattia. Vita tranquilla quella della giovane (affetta da un deficit cognitivo) che come ogni sabato aveva deciso di passare la serata con gli amici. Mai un problema. E nulla che potesse far presagire una fine tanto atroce. Ma chi indaga è certo di poter arrivare in tempi brevi a chi ha ucciso di botte Francesca.