Raid razzista a Rezzato
Minacce e insulti alla barista: «Adesso ho paura, non so se riapro»
La scritta «t... negra» corredata di svastiche e croci celtiche. Le vetrine ed i bicchieri distrutti, le bottiglie rovesciate a terra: così ieri ha trovato il suo bar in via Garibaldi a Rezzato, Madiha Khtibari, 36enne di origini marocchine. «È vergognoso quanto accaduto, proprio nella Giornata della Memoria. E adesso ho paura. Non so se riaprirò» dice la giovane donna che ammette di aver ricevuto minacce verbali da qualche cliente. Sul caso indagano i carabinieri di Brescia ma non ci sono immagini di videosorveglianza dalle quali partire. E non ci sono testimoni. «Negli ultimi mesi dei ragazzi, non di Rezzato, le avevano detto “marocchina di merda”» rivela un dipendente del vicino distributore di benzina. Oggi alle 18.30, davanti al suo bar, un aperitivo solidale per raccogliere fondi per Madiha.
La vetrina del suo bar devastata. Le bottiglie di vino e latte rovesciate sul bancone. I bicchieri in mille pezzi. E sul pavimento, dentro e fuori il locale, quella scritta antisemita e sessista («troia negra»), con a fianco una svastica al contrario e una croce celtica. Un’ingiuria rivolta alla titolare del Casablanca di Rezzato, Madiha Khtibari, 36enne di origini marocchine. Scritte che feriscono gli occhi e il cuore della giovane donna ma anche la coscienza collettiva di un’intera nazione, nella giornata simbolo degli orrori nazifascisti.
È la stessa Madiha a ricordare che ieri non era un giorno qualsiasi: «È la Giornata della Memoria e quello che ho subito è vergognoso. Mi cambierà per sempre la vita».
Madiha è nata a Brescia. È cittadina italiana, ha un diploma da ragioniera in tasca è fidanzata con un imprenditore bresciano, è residente a Puegnago del Garda e gestisce quel locale da poco più di un anno. «È gentile e parla con tutti ed i clienti sono aumentati parecchio» dicono i gestori del vicino distributore di benzina. «Ma a volte ricevo apprezzamenti insistenti dai clienti e anche minacce verbali, tanto che devo farmi accompagnare a casa» confessa la donna. Ma c’è di più. Un dipendente del distributore di benzina, un egiziano in Italia da 26 anni, racconta al Corriere: «Negli ultimi mesi aveva subito tre aggressioni razziste. Dei ragazzi, non di Rezzato, sono entrati nel suo bar, l’hanno chiamata “marocchina di merda” e hanno rovesciato il caffé sul bancone. L’ultima volta è successo poco prima di Natale». E proprio tra i clienti di Madiha potrebbero indirizzarsi le indagini dei carabinieri di Brescia, che purtroppo non hanno immagini di videosorveglianza da studiare. Il distributore Agip ne è privo. Le telecamere della vicina pizzeria non puntano sul bar vicino.
Madiha ieri alle 2 di notte stava dormendo a casa dove vive con i genitori (ha anche due fratelli) quando sul telefono le è arrivato il messaggio d’allarme: pensava ad un furto o ad un guasto. Invece no. Arrivata sul posto, la terribile scoperta. Ieri mattina ha affidato ai microfoni di Radio Onda d’Urto la sua amarezza: «Lavoro 16 ore di lavoro al giorno, pago le tasse, sono nata in Italia e sono molto integrata. Nel mio bar non si parla l’arabo per rispetto al paese in cui vivo. Ora però ho paura: il bar si ripara ma i segni che mi hanno lasciato non passano. Non so se lo riaprirò». La ragazza si arrabbia anche con i rezzatesi: possibile che nessuno abbia visto nulla? Perché questa omertà?». In realtà Eraldo Archetti, gestore del distributore Agip, con un appartamento proprio sopra il bar di Madiha, alle due ha sentito un botto: «Mi sono affacciato ma non ho visto nessuno». Nell’altro appartamento vive Salvatore Criscuolo, titolare della pizzeria La rosa dei venti: «Ho sentito un primo rumore intorno all’una e mezza. Pensavo fossero i vicini» . Nel pomeriggio la notizia rimbalza sui media nazionali e qualche residente arriva a portare la
propria solidarietà a Madiha. Il sindaco Giovanni Ventura (Lega) sulla pagina Facebook del Comune condanna il gesto: «In merito allo spregevole e miserabile atto con il quale si è imbrattato il bar Casablanca con scritte e simboli infamanti, nella giornata della Memoria, l’amministrazione comunale stigmatizza e condanna con forza l’accaduto ed esprime la propria solidarietà e vicinanza alla signora Madiha». Ventura allontana con forza l’ipotesi che il cambio di amministrazione (Rezzato è sempre stato governato dal centrosinistra) possa anche solo indirettamente aver rinfocolato sentimenti razzisti: «Sono atti lontani anni luce dal pensiero leghista. Piuttosto ricordo i raid vandalici subiti nella sede della Lega, con muri e porte rotti e imbrattati con falce e martello».
Stasera alle 18.30, davanti al bar di Madiha, l’associazione Diritti per Tutti, Magazzino 47 e un gruppo di residenti organizza un aperitivo antirazzista e anti-sessista per raccogliere fondi da dare alla giovane vittima dell’odio.