Cellino vicino all’acquisto di Ionut Nedelcearu
La sfida è il terzo capitolo della quinta stagione dell’inglese Derby Days
Casoncelli con o senza pancetta, rivendicazioni sull’invenzione del pota, gente comune, tifosi animati da una passione viscerale: una delle rivalità più affascinanti del calcio italiano, quella tra Brescia e Atalanta, è stata raccontata in un documentario prodotto da Copa90 e pubblicato su YouTube. La media company, che ha sede a Londra e ha come obiettivo dichiarato il racconto del calcio come un fenomeno culturale, ha scelto il derby tra lombarde come terzo capitolo della quinta stagione di Derby Days, un format che negli ultimi anni ha riscosso molto successo tra tifosi e appassionati di pallone. L’obiettivo è ambizioso, ma il risultato è perfettamente riuscito. Eli Mengem, conduttore australiano, e Martino
Simcik Arese, giornalista e produttore italo-americano, hanno viaggiato per il Nord Italia insieme a due cameraman, hanno camminato in piazza Loggia e per le vie del centro di Brescia e di Bergamo intervistando tifosi, ristoratori e giornalisti.
La produzione firmata dalla compagnia inglese dura 58 minuti e ha riscosso particolare successo per il modo in cui è stata raccontata la storia, dalle Dieci Giornate alle antiche alleanze d’epoca medievale fino a tutti gli stereotipi che — per eccesso di somiglianza — rendono tanto sentita e pittoresca la rivalità tra Atalanta e Brescia. «Avevamo iniziato con i derby più famosi e, dopo che il format è piaciuto così tanto, abbiamo cercato sempre idee diverse — ci spiega Martino, che ha prodotto l’episodio sul derby lombardo —. Per la quinta stagione abbiamo scelto il tema dell’attesa: siamo quindi stati a Berlino per la sfida tra Hertha e Union, nel trentennale della caduta del Muro, e poi abbiamo seguito Southampton contro Portmouth. Raccontare Brescia-Atalanta, che tornava dopo tredici anni, è stata una mia idea e sono molto soddisfatto di quanto abbiamo creato».
I problemi istituzionali e i veti imposti per la trasferta degli atalantini nella gara d’andata — a cui Copa90 ha assistito da bordocampo — hanno permesso di esplorare meglio anche il mondo degli ultras consegnando un affresco fedele e schietto a chi osserva il documentario.
«Quando abbiamo organizzato nemmeno sapevamo se ci sarebbero stati o meno tifosi ospiti — prosegue Martino —. E siccome in Germania e in Inghilterra abbiamo trovato sempre stadi pieni e società molto organizzate, abbiamo cercato di mostrare anche i problemi vissuti dal calcio italiano, un mondo in cui politici presenziano alle feste degli ultras. Dalla tessera del tifoso ai capi ultras, secondo me ci siamo riusciti. Le tifoserie erano molto scettiche, ma quando hanno visto il video sono state piacevolmente sorprese». Ma come viene accolta una troupe internazionale che cammina per le vie di Bergamo e Brescia? «In maniera incredibile, come mi aspettavo. La gente è stata incredibilmente disponibile, dai tassisti ai ristoratori: tutti ci volevano aiutare e dare una mano. Abbiamo passato dieci giorni tra Brescia e Bergamo. Tante delle storie che abbiamo raccontato sono nate grazie ai consigli della gente. Per me è stato un lavoro molto complicato».