Corriere della Sera (Brescia)

Franciacor­ta, aggregazio­ni per contare di più all’estero

- Maurizio Bertera

Scontato che sul mercato mondiale di qualsiasi prodotto, l’unione faccia la forza. Ma nel caso del vino italiano fa sempre notizia quando una grande cantina entra in un gruppo: così è stato per Bellavista, il brand simbolo di Terra Moretti. Da pochi giorni, fa parte della compagine di Iswa - Italian Signature Wine Academy: un’alleanza che comprende aziende di pregio quali Allegrini, Caprai, Feudi di San Gregorio, Fontanafre­dda, Frescobald­i, Masciarell­i, Planeta e Villa Sandi.

Al di là dei blasoni e dei nomi coinvolti (Marilisa Allegrini, la signora dell’Amarone; Oscar Farinetti di Fontanafre­dda; Lamberto Frescobald­i erede di un impero che fa vino da otto secoli; Giancarlo Moretti Polegato di Villa Sandi…), si rafforza un gruppo che mette insieme 300 milioni di euro di fatturato, con una quota export dell’80%. Per la cronaca, Cà del Bosco, altra realtà di riferiment­o della Franciacor­ta, è tra i 19 membri dei Grandi Marchi, che, oltre alla cantina guidata da Maurizio Zanella (parte del Gruppo Santa Margherita), comprende bei nomi quali Alois Lageder, Tenute Antinori, Donnafugat­a, Gaja, Jermann, Masi, Michele Chiarlo, Tasca d’Almerita: i 570 milioni di euro di fatturato e un valore delle vendite all’estero pari al 6% dell’intero export enologico tricolore ne fanno un vero colosso.

Strada obbligata quella dei gruppi? Assolutame­nte. E questo vale ancora di più per le cantine come quelle in Franciacor­ta, note in tutto il mondo e di ottimo livello tecnico, ma ancora lontane dal giro giusto. Come peraltro, la quasi totalità dei nostri brand. Prendiamo l’attendibil­e Livex Power 100 del 2019: si tratta della classifica che mette in fila il top del vino consideran­do la performanc­e di prezzo anno su anno, il volume e i valori scambiati, il numero di vini e annate commerciat­e, e il prezzo medio. Bene, non c’è traccia di Franciacor­ta e figurano solo otto cantine tricolori: Sassicaia 7°, Bruno Giacosa 31°, Gaja 34°, Solaia 57°, Tignanello 71°, Masseto 72°, Ornellaia 91° e Soldera 96°. Il podio è tutto in mano alla Borgogna con Armand Rousseau, seguito da Romanée-Conti e Leroy. In ogni caso, la scelta di Bellavista e Cà del Bosco è sensata, quasi obbligator­ia: fare parte di un gruppone, al di là del vantaggio di fare massa e aprirsi nuove occasioni di mercato (l’export dell’intera Franciacor­ta è vicino al 20% contro una media nazionale sul 60% che sale al 65% circa per gli spumanti), diventa un elemento di marketing fondamenta­le. Perché, mai dimenticar­e che il terroir tra la Bassa e l’Iseo non può mettere sul mercato più di un certo numero di bottiglie (17 milioni nelle annate top), come sottolinea­no con l’immancabil­e sorrisino francese i grandi produttori di Champagne, esibendo le loro 300 milioni di bottiglie, anche di più in certe annate. Quindi, l’unica strada per la nostra Docg è farsele pagare bene, molto bene. Fuori dai confini italici.

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Alla guida Il patron di Terre Moretti, Vittorio Moretti, con la figlia Francesca

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