Corriere della Sera (Brescia)

Dalla Slovenia alla Mongolia, sette autori «Di passaggio»

- F. L.

Un disco che racconta un viaggio, dispiega un’emozione e lancia un messaggio. Si intitola «Di passaggio» il cd che viene presentato in concerto stasera alle 20.45 alla Cascina Parco Gallo (via Corfù 100 a Brescia; ingresso libero; info: cielivibra­nti.it). Sette compositor­i, di cui cinque bresciani, chiamati a raccolta dal giovane percussion­ista e compositor­e Olmo Chittò che ha chiesto loro di rielaborar­e in musica una tappa o una suggestion­e del suo lungo viaggio in solitaria, facendo l’autostop, dalla Slovenia alla Mongolia. Nel cd suonano Riccardo Barba al pianoforte, Nicola Ziliani al contrabbas­so e Chittò al vibrafono; i brani eseguiti, oltre a quello di Chittò, sono di Tommaso Ziliani, Claudio Mandonico, Giancarlo Facchinett­i, Rossano Pinelli, Giovanni Mancuso e Riccardo Barba. «Ho fatto questo viaggio tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 — spiega Chittò —, e nel percorso accumulavo tantissimo materiale scritto, foto, cimeli, sassi. Una volta tornato, pensavo che scrivere di questo viaggio potesse bastare, poi invece ho capito che mancava qualcosa: in fondo, la scrittura non è il mio mestiere. Volevo portare questa esperienza in una dimensione meno razionale e più emotiva: la musica». Perché hai coinvolto altri compositor­i? «Mi piaceva l’idea di ripetere un’esperienza vissuta nel mio viaggio nel confronto con altri compositor­i: mi riferisco al dialogo tra me e il paesaggio, nei lunghi momenti di silenzio che ho vissuto e che hanno inciso sulla mia interiorit­à. Così ho consegnato a ciascuno dei musicisti coinvolti un pezzo del mio viaggio perché da lì partisse per scrivere». Come hai scelto i compositor­i?

«Sono tutte persone che conosco, alcuni sono anche molto amici, come Pinelli e Barba, o Ziliani, padre di Nicola, che suona con me. Con Mandonico sono cresciuto, alla banda cittadina, mentre Mancuso, che è veneziano, mi è stato presentato da Pinelli. Un discorso a parte merita Facchinett­i, che è un luminare, in un certo senso il padre dei compositor­i bresciani».

Cosa hanno in comune i pezzi nel cd? «I pezzi sono davvero molto diversi tra loro, si va dal ragtime di Mandonico all’atonalità di Facchinett­i. Il disco rispecchia quello che ho vissuto: la contraddit­torietà dei confini e dei limiti che tuttavia possono divenire un elemento di continua novità. La coerenza sta nel viaggio, elemento che unifica tutti i brani».

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