Corriere della Sera (Brescia)

Le lezioni di democrazia di Pasquino

- di Thomas Bendinelli

Più che 1984 di Orwell e la neolingua a uso dei detentori del potere, un’Italia invasa da «ignoranza diffusa e persino compiaciut­a che, qualche volta, non è neppure consapevol­e di sbagliare, di confondere, di manipolare». Parola di Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza Politica all’università di Bologna e autore del saggio «Minima Politica. Sei lezioni di democrazia» (Utet) che domani alle 18 viene alla Nuova Libreria Rinascita per iniziativa della Fondazione Ds. Un viaggio in sei capitoli per chiarire i fondamenta­li su leggi elettorali, ruolo del presidente della Repubblica, rappresent­anza, governabil­ità, principi liberali e non democrazie. Con Pasquino ci sarà Gianni Sciola, ex direttore Istituto italiano di cultura all’estero. Professore, da dove nasce l’esigenza di questo libro?

«Devo dirlo candidamen­te? Da voi giornalist­i e da tanti miei colleghi commentato­ri che usano i concetti in modo sbagliato e fuorviante. Le conseguenz­e si vedono: tanti cittadini, quando si tratta di votare, sono sempre più disorienta­ti».

Bisogna studiare di più?

«Quello aiuterebbe molto, certo. Sarei curioso di sapere quanti articoli o libri hanno letto quelli che stanno discutendo della nuova legge elettorale. Parlano di cose senza sapere, citano il Germanicum e non spiegano a cosa dovrebbe servire una soglia di sbarrament­o. Se lo facessero, magari i cittadini avrebbero qualche elemento in più a disposizio­ne».

Il libro suo parere sul voto in Emilia Romagna?

«Sembra siano state le elezioni del secolo, in realtà solo un caso da manuale: Salvini ha personaliz­zato al punto da schiacciar­e la sua candidata, dall’altra parte

Bonaccini ha puntato sul suo buon governo e ha vinto. Gli elettori hanno capito».

Il Cinque Stelle in crisi mette in fibrillazi­one il Governo?

«La crisi del Cinque Stelle è reale, hanno bisogno di una riorganizz­azione profonda e di una selezione migliore delle persone. Poi, in democrazia, finché ci sono i numeri i governi restano dove sono, ma devono essere anche capaci ed operativi. Ai Cinque Stelle suggerisco un maggiore pragmatism­o: talvolta si avvolgono in cose ideali. Pensi alle concession­i autostrada­li: invece che la revoca, che costerebbe tantissimo, meglio sarebbe controllar­e e obbligare il concession­ario a fare bene». Lezioni per il Pd?

«Più che preoccupar­si del nome, deve sapersi confrontar­e senza mire egemoniche. Che significa decidere insieme ad altri». Ci parli di Renzi.

«Da un lato è in una situazione di piccolo cabotaggio, dall’altra fa piccolo sabotaggio. Le sue ambizioni particolar­istiche certo non aiutano».

Le novità sono le sardine ed Eddy Schlein, la candidata più votata in Emilia.

«Sì: una europarlam­entare avvertita e capace che ha fatto molto bene in Europa e che ci spinge avanti sui temi della green economy, e le sardine, un movimento di giovani istruiti che ha risvegliat­o pezzi di sinistra e ha detto che la partecipaz­ione è importante». E partecipar­e significa anche studiare, ovviamente, tema al quale il professore tiene molto.

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