Le lezioni di democrazia di Pasquino
Più che 1984 di Orwell e la neolingua a uso dei detentori del potere, un’Italia invasa da «ignoranza diffusa e persino compiaciuta che, qualche volta, non è neppure consapevole di sbagliare, di confondere, di manipolare». Parola di Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza Politica all’università di Bologna e autore del saggio «Minima Politica. Sei lezioni di democrazia» (Utet) che domani alle 18 viene alla Nuova Libreria Rinascita per iniziativa della Fondazione Ds. Un viaggio in sei capitoli per chiarire i fondamentali su leggi elettorali, ruolo del presidente della Repubblica, rappresentanza, governabilità, principi liberali e non democrazie. Con Pasquino ci sarà Gianni Sciola, ex direttore Istituto italiano di cultura all’estero. Professore, da dove nasce l’esigenza di questo libro?
«Devo dirlo candidamente? Da voi giornalisti e da tanti miei colleghi commentatori che usano i concetti in modo sbagliato e fuorviante. Le conseguenze si vedono: tanti cittadini, quando si tratta di votare, sono sempre più disorientati».
Bisogna studiare di più?
«Quello aiuterebbe molto, certo. Sarei curioso di sapere quanti articoli o libri hanno letto quelli che stanno discutendo della nuova legge elettorale. Parlano di cose senza sapere, citano il Germanicum e non spiegano a cosa dovrebbe servire una soglia di sbarramento. Se lo facessero, magari i cittadini avrebbero qualche elemento in più a disposizione».
Il libro suo parere sul voto in Emilia Romagna?
«Sembra siano state le elezioni del secolo, in realtà solo un caso da manuale: Salvini ha personalizzato al punto da schiacciare la sua candidata, dall’altra parte
Bonaccini ha puntato sul suo buon governo e ha vinto. Gli elettori hanno capito».
Il Cinque Stelle in crisi mette in fibrillazione il Governo?
«La crisi del Cinque Stelle è reale, hanno bisogno di una riorganizzazione profonda e di una selezione migliore delle persone. Poi, in democrazia, finché ci sono i numeri i governi restano dove sono, ma devono essere anche capaci ed operativi. Ai Cinque Stelle suggerisco un maggiore pragmatismo: talvolta si avvolgono in cose ideali. Pensi alle concessioni autostradali: invece che la revoca, che costerebbe tantissimo, meglio sarebbe controllare e obbligare il concessionario a fare bene». Lezioni per il Pd?
«Più che preoccuparsi del nome, deve sapersi confrontare senza mire egemoniche. Che significa decidere insieme ad altri». Ci parli di Renzi.
«Da un lato è in una situazione di piccolo cabotaggio, dall’altra fa piccolo sabotaggio. Le sue ambizioni particolaristiche certo non aiutano».
Le novità sono le sardine ed Eddy Schlein, la candidata più votata in Emilia.
«Sì: una europarlamentare avvertita e capace che ha fatto molto bene in Europa e che ci spinge avanti sui temi della green economy, e le sardine, un movimento di giovani istruiti che ha risvegliato pezzi di sinistra e ha detto che la partecipazione è importante». E partecipare significa anche studiare, ovviamente, tema al quale il professore tiene molto.