Montecampione La montagna incantata di 3 campionesse
Gioie e dolori di Nadia, Elena e Sabrina Fanchini: «A sciare torniamo sempre qui»
Un pomeriggio a Montecampione con le sorelle Fanchini, Nadia, Sabrina e Elena, ricordando i primi passi sulla neve, le fatiche, le levatacce, i successi. Ma anche tutte le operazioni. Ora le tre campionesse devono decidere il loro futuro.
Mentre sul podio della discesa libera di Bansko, in Bulgaria, nei giorni scorsi Elena Curtoni, Marta Bassino e Federica Brignone rinnovano i fasti della valanga rosa, sulle nevi bresciane di Montecampione altre fuoriclasse dello sport italiano si godono qualche ora di sci. Per nessun altro, forse, come per le sorelle Fanchini, Sabrina, Elena e Nadia, il toponimo della stazione della bassa Valle Camonica si sarebbe rivelato profetico. Davvero quella sarebbe stata una montagna di campioni, anzi di campionesse.
«Abbiamo messo gli sci qui, quando avevamo tre anni» ricorda Nadia, che ha appena finito di allattare il suo bambino e si è presa un’ora d’aria con la sorella. «Nostro padre ha lavorato per trent’anni su una seggiovia di questo comprensorio, la Val Maione, e noi abbiamo imparato qui a sciare, facendo da sole, un po’ allo stato brado, ma divertendoci moltissimo. È stato per tutte e tre così».
A vederle così, sembrano due delle tante trentenni che affollano la stazione, ma dietro le tre magnifiche protagoniste dello sci femminile italiano c’è una storia di podii, di coppe del mondo, di discese con i cerchi olimpici e soprattutto di medaglie. «Sì, ci siamo fatte da sole — conferma Elena — e abbiamo continuato a sciare qui, fino a che un maestro di uno sci club ci ha notate. Solo allora è cominciata la nostra carriera. Siamo entrate in categoria, poi in squadra, le prime gare, i primi successi e i tanti sacrifici».
Nadia fa segno di sì e interviene decisa: «Chi segue le gare alla televisione forse non immagina la fatica, l’impegno, le rinunce che stanno dietro. Al mattino a scuola, poi il pomeriggio a Montecampione a sciare e alla domenica sveglia alle sei per correre a fare qualche gara».
La carriera delle tre sorelle è stata fitta di risultati, ma è stata anche segnata da incidenti molto gravi e da prove dure, come quella toccata a Elena con il tumore, che è riuscita a sconfiggere, tornando sugli sci. «La prima operazione l’ho fatta a 13 anni, l’ultima qualche mese fa. Calcolavamo che noi tre sorelle in questi vent’anni di carriera sportiva siamo state almeno venti volte in sala operatoria. Poi bisogna ripartire e quello è forse il momento più difficile. È allora che devi fare appello alle qualità che sono di ogni vero sportivo: determinazione, voglia di non mollare, coraggio». Quando parlano così, senti che in queste ragazze è rimasto saldo qualcosa che appartiene all’ethos della gente di queste montagne. «Dür per dürà» era il motto del glorioso battaglione alpino «Edolo», ma si capisce che era un motto che esprimeva i valori della gente del luogo, prima di essere fatto proprio dagli alpini.
Fra le tre sorelle ha contato spesso il gioco di squadra. È la lezione appresa da una famiglia rimasta saldamente ancorata ai valori.
«Ce l’hanno insegnato i nostri genitori — spiega Nadia — Molti sono stupiti che durante il supergigante di St. Moritz nel 2010, dopo essermi strappata i legamenti delle ginocchia, abbia telefonato a mia sorella, minimizzando l’incidente, che mi avrebbe impedito di partecipare alle olimpiadi di Vancouver, per spiegarle la pista. Ma per me è stato naturale: volevo fare di tutto perché lei non si facesse male».
Ora le tre sorelle devono decidere come impostare il loro futuro. Tornare a gareggiare o dedicarsi ad altro? «Io e Nadia siamo nel Gruppo sportivo della Guardia di Finanza, Sabrina è nell’Esercito — chiarisce Elena — Un mestiere l’abbiamo. Ma si tratta di decidere se tornare a gareggiare o chiudere con lo sport di punta. Credo che Nadia voglia godersi il suo bambino e d’altronde le operazioni subite rendono durissimo mantenere i carichi di lavoro richiesto dagli allenamenti per l’agonismo».
Dopo vent’anni di carriera ai massimi livelli sportivi potrebbe esserci una svolta nella vita delle campionesse bresciane. «Una cosa è certa — conclude Nadia — Qualsiasi cosa succeda, torneremo sempre a sciare qui a Montecampione, dove la nostra storia è cominciata».
"Nadia La nostra storia è cominciata qui, abbiamo imparato da sole, divertendoci un sacco, poi sono cominciate le gare e i successi
Elena Il momento più duro è quando bisogna ricominciare dopo l’ennesimo intervento chirurgico: in tre abbiamo subito più di venti operazioni