Finta economia circolare Tra i rifiuti non trattati anche terra con Pcb
Finta economia circolare a Montichiari: 13 denunciati. E le indagini continuano
Terra con Pcb insieme ai rifiuti non trattati. È questa l’applicazione dell’«economia circolare» della General Rottami, la srl con sede a Castiglione e impianto produttivo a Montichiari che ieri ha visto applicare ai capannoni i sigilli. Per traffico illecito di rifiuti sono finiti nei guai in 13. L’indagine della polizia Stradale, scaturita dal fiuto di due agenti durante un controllo.
Quando si sono affacciati al cassone del camion hanno capito che c’era qualcosa di strano: tra terra, polvere e rifiuti spuntavano anche dei rottami ferrosi. E il conducente del mezzo rispondeva a monosillabi, non aveva risposte certe per le domande degli agenti della polizia stradale che lo avevano fermato per un normale controllo. Apparentemente tutto tornava nella documentazione, ma la situazione non era chiara per nulla. Gli investigatori di polizia giudiziaria della sezione Polizia Stradale di Brescia ci hanno lavorato per parecchi mesi, coordinati dal sostituto procuratore Mauro Leo Tenaglia. Hanno piazzato le telecamere nell’azienda, fatto analizzare da un perito la terra che veniva usata per coprire il rottame e i rifiuti. Mesi di lavoro per arrivare alle misure eseguite ieri: sequestro preventivo e nomina di un amministrazione giudiziario per l’impianto di trattamento rifiuti della General Rottami a Montichiari (la srl ha sede legale e Castiglione delle Stiviere, a luglio la società ha ottenuto dalla
Provincia l’ok per il raddoppio del sito di smaltimento), denuncia per traffico illecito di rifiuti per 13 persone, i vertici aziendali e gli operatori e sequestro di quindici mezzi usati per il trasporto del materiale. In sostanza l’operazione «Dirty waste» ha messo in luce il meccanismo usato per fare fatturato con la «finta economia circolare». La società doveva trasformare i rifiuti e il rottame in nuova materia prima da riutilizzare nei diversi processi produttivi. «Ma in realtà i rifiuti entravano nell’azienda — ha spiegato il primo dirigente della stradale Rita Palladino, da pochi giorni al comando a Brescia — e uscivano senza aver subito alcun trattamento». Una modalità che consentiva all’azienda di risparmiare e di arricchirsi. E la situazione veniva ulteriormente aggravata: i rifiuti venivano miscelati con terra risultata contaminata dai Pcb. La contaminazione è stata stabilita grazie a una perizia. A incastrare i responsabili di questo traffico illecito di rifiuti ci sono le immagini catturate dalle telecamere posizionate dagli investigatori. Si vede distintamente, come evidenziato dagli inquirenti, che un camion preleva del terreno all’esterno dei capannoni in via Fracassino a Montichiari, poi il camion entra nello spazio
coperto dell’azienda e un altro ragno carica i rottami e i rifiuti. Tutto pronto per un nuovo trasporto. Gli inquirenti sono ancora al lavoro per stabilire dove venisse portato il materiale, chi erano gli acquirenti, rifiuti e terra inquinata come venivano usati? Accertamenti anche per il terreno contaminato: perché all’esterno dei capannoni a Montichiari ci sono tracce di Pcb? Un ulteriore allarme per il paese già considerato la «pattumiera del bresciano»?