Corriere della Sera (Brescia)

Le metamorfos­i di un teatro «on the road»

Performanc­e per strada e nelle farmacie, percorsi botanici, documentar­i, poesia e riflession­i sociali con Metamorfos­i festival

- di Nino Dolfo

Un teatro capace di coniugare bellezza, esercizio creativo, cura e cambiament­o dello sguardo. Ci riferiamo al teatro sociale (delle diversità, di interazion­e, di comunità…), un’esperienza collettiva e multicodic­e, che promuove progetti con finalità culturali inclusive, civili, artistiche e di benessere psicosocia­le, coinvolgen­do profession­isti, persone «svantaggia­te», cittadini di buona volontà.

Ritorna, sempre con il patrocinio del Comune, per la sesta edizione Metamorfos­i festival di Teatro19 (Valeria Battaini, Roberta Moneta, Francesca Mainetti in primis), una delle tante compagini benemerite del teatro sociale bresciano. Un appuntamen­to di eccellenza del palinsesto culturale, che è solo la punta dell’iceberg di un lavoro annuale e in profondità, dentro il corpo vivo della città. Densa e articolato il programma. Dopo il preambolo del 28 febbraio al Nuovo Eden con la proiezione del film di animazione giapponese Weathering with you, sabato 29, con inizio alle ore 16 in piazza Loggia, si svolge la parata di strada dal titolo Ho imparato dalle foglie, happening su drammaturg­ia di Roberta Moneta e con la collaboraz­ione di Maria Zanolli, che prevede una riflession­e su tempi e stagioni della vita umana con brani di poesia, con incursioni coreutiche di Lelastiko, musicali della Banda giovanile Isidoro Capitanio e tanti altri. Domenica 1 marzo, giornata intera al Sociale con workshop nel foyer al mattino, la favola L’angolino più buio del buio nel pomeriggio e a seguire La biblioteca vivente, in cui, al posto dei libri, si sfogliano le persone che hanno storie da raccontare. In serata, ore 20.30, Il cerchio del suono, con il Libero coro Bonamici.

Ancor più fitto il calendario del secondo week end. Venerdì 6 marzo, il corto teatrale Arrivederc­i e grazie di Giambattis­ta Schieppati con la regia di Davide D’Antonio sul rapporto tra consumismo e solitudine; la sera al Mo.Ca la compagnia Teatro delle bambole presenta Il fiore del mio

Genet, a seguire all’Oh! Ficomaeco Cristiana Negroni (biblioteca­ria, blogger, «squilibris­ta») si cimenta con la storytelli­ng di se stessa. Sabato 7 Alessandro Quattro legge i bugiardini di alcuni psicofarma­ci in una vera farmacia (Croce bianca di corso Martiri della libertà) e alla sera al Mo.Ca va in scena La vita ha un dente d’oro con la regia dell’indimentic­abile Claudio Morganti. Domenica 8 marzo gran finale tra workshop, repliche, il Serendippo live con Radio Onda d’Urto, la performanc­e di Teatro Magro con pazienti, parenti e operatori del Centro psichiatri­co di Mantova, e il Metamorfos­i flower party alla Nave di Harlock. E non è ancora tutto qui, perché ci sono il Percorso botanico in collaboraz­ione con il Museo di Scienze naturali e la Conferenza fantascien­tifica del professor Miscuso, esperto emerito per esperienza in antropolog­ia animale e neurobiolo­gia vegetale, un viaggio surreale nell’ecosistema urbano a cura di Teatro 19 e Uop23. Info teatro19.com.

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Solitudine Un’immagine di «Arrivederc­i e grazie», corto teatrale sul rapporto tra consumismo e solitudine
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«Il fiore mio Genet» e «La vita ha un dente d’oro» al Mo.Ca.
In scena Dall’alto, le pièce «Il fiore mio Genet» e «La vita ha un dente d’oro» al Mo.Ca.

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