Il lungo addio di diesel e benzina e l’elettrico come dato di fatto
Ieri il convegno in Apindustria: sopravviveranno i componentisti che si adattano
Pensi all’automotive e immagini subito l’elettrico di domani ma la mobilità sta cambiando così rapidamente che lo sguardo deve essere largo. E così scopri che anche la guida autonoma è scommessa sempre più concreta o, ancor più, che si stima che da qui al 2035 un terzo dei chilometri verranno percorsi in share mobility, ovvero con veicoli non di proprietà.
A tracciare tali scenari ieri è stato Simone Franzò (Politecnico di Milano), uno dei relatori del convegno promosso da Apindustria sulle prospettive dell’automotive. «Siamo uno dei poli principali dell’automotive — ha ricordato il presidente di Api Douglas Sivieri —: ovvio che siamo interessati alle trasformazioni in atto». L’elettrico cresce ma se guardi all’oggi è ancora marginale o quasi. Però la crescita è esponenziale, in un anno le auto elettriche (o ibride) in circolazione sono passate da due a tre milioni e, soprattutto, ci sono le fughe in avanti di alcuni Paesi. In Norvegia oramai una immatricolazione su due ha a che fare con l’elettricità. E in Italia? Siamo nel Sud Europa, i redditi sono un po’più bassi, le cose vanno peggio ma la tendenza è questa comunque. Il totale delle vendite oggi è intorno all’1% ma dall’aprile scorso, grazie a ecobonus incentivanti, c’è stata una ulteriore impennata. L’aspetto economico conta e le agevolazioni (possibilità di girare in ztl, parcheggi e bollo gratuiti, etc) cambiano la prospettiva.
Al Politecnico hanno studiato, fatto stime, confronti: «Se questo tipo di supporti sono bassi l’auto elettrica inizia a costare meno dopo cinque anni — ha detto Franzò —. Se i supporti sono alti, come in Alto Adige, l’auto elettrica pareggia subito il conto». Le infrastrutture ci sono, più di quanto si pensi, ma dovranno crescere ancora perché il tema non è il «se» ma il «quando». Stime a riguardo? «Nel 2025, secondo le medie fatte tra i produttori di automobili, il 20-25% delle immatricolazioni riguarderà automobili elettriche». Nel 2030 potrebbe esserlo un’automobile su due, o anche più. Questo è il quadro dopodiché, come ha osservato ieri Paolo Benedet (Associate Partner McKinsey & Company) l’economia, soprattutto quella previsionale, non è una scienza esatta e ci sono tante incertezze sotto il cielo, tra guerre commerciali e dei dazi, effetti della Brexit ancora da quantificare, crollo delle vendite del diesel, crisi del debito e per cui non tutto è prevedibile. Però sì, la tendenza chiara parla di elettrificazione, guida autonoma, share mobility, connettività, smart city e infrastrutture, il tutto in tempi relativamente brevi.
Per chi fa impresa e si occupa di componentistica cambieranno tante cose. Il rischio maggiore? «I volumi», ha detto ieri Alessio Facondo (Ceo di Rms Srl, già in Leonardo Spa). Perché serviranno meno componenti. Le opportunità maggiori? «Siamo bresciani», chiaro riferimento alla capacità di stare sul mercato. Però sì, non è scontato che tutti siano reattivi nel modo giusto. Sopravvive, anche in questo caso, chi si adatta meglio.