L’autoironia applicata alla danza
La compagnia «en travesti» Chicos Mambo presenta il pirotecnico «Tutu» «L’anno scorso a Milano ci rubarono i costumi Finalmente debuttiamo»
L’impatto dei Chicos Mambo con Milano, esattamente un anno fa, non fu esaltante: la sera prima del debutto, i vaporosi costumi della compagnia en travesti volarono via, rubati da un ladro, e gli spettacoli, in locandina al Teatro della Luna, furono annullati. «È stato un disastro — racconta il direttore e coreografo della compagnia Philippe Lafeuille —, abbiamo dovuto farci riconfezionare i costumi in fretta e furia per proseguire la tournée italiana. Ora finalmente debuttiamo a Milano». Da stasera alle 20.30 a domenica al Teatro Menotti (via Menotti 11, biglietti 30€),i Chicos Mambo presenteranno «Tutu», spettacolo creato per il ventennale della compagnia. «Nel balletto manca l’autoironia, la capacità di essere leggeri non solo con il corpo, ma anche con lo spirito. Suppliamo a questa mancanza prendendoci gioco dei vizi della danza», afferma Lafeuille, che ha fondato la compagnia a Barcellona nel 1994, poi trasferita a Parigi. Prende le distanze dai concorrenti americani Les Ballets Trockaredo: «Siamo molto diversi — spiega —. I Trocks sono più femminili: ricoperti da strati di cerone, virano in parodia il repertorio classico. Noi invece non nascondiamo la nostra mascolinità, viviamo la danza con più naturalezza passando dal Tanztheater alle ginnaste olimpioniche».
Così, volteggiando dal classico, evocato da «pantalonitutù», alla terrosa «Sagra della Primavera» di Pina Bausch, alle atlete stile Nadia Comaneci, fino al tango, i sei Chicos (David Guasgua, M. PierreEmmanuel Langry, Julien Mercier, Guillaume Queau, Stéphane Vitrano e l’italiano Vincenzo Veneruso) infilano venti quadri con un corredo che esalta cangianti identità di genere. «Mescoliamo i generi senza trattare il corpo come se fosse un tabù: oggi viviamo in modo troppo cerebrale, negando la fisicità della natura — sostiene Lafeuille —. La nostra danza è un inno alla libertà del corpo».