Corriere della Sera (Brescia)

Coronaviru­s, un caso a Pontevico

Emergenza sanitaria Il 51enne ha avuto contatti con Codogno. È ricoverato al Civile con altri tre contagiati di Cremona Esami sui familiari, Sileo (Ats): «Il paese per ora non è in zona rossa, me ne aspetto altri»

- di Matteo Trebeschi

Il coronaviru­s circola anche nel bresciano. Il primo paziente risultato «positivo» ai test è un 51enne residente a Pontevico. L’uomo è ora ricoverato nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale Civile di Brescia, al pari di altri tre cittadini che sono stati trasferiti a Brescia dalla provincia di Cremona. I famigliari e i contatti più stretti del 51enne di Pontevico sono ora in «quarantena» nelle loro abitazione, in attesa di eseguire il tampone. «Ma non mi aspetto che rimanga l’unico caso» ha detto il direttore di Ats Brescia Claudio Sileo. Da giovedì, poi, anche il laboratori­o di Microbiolo­gia degli Spedali Civili inizierà ad analizzare i tamponi prelevati ai pazienti sospettati di avere il coronaviru­s.

Il coronaviru­s circola anche nel bresciano, ora è ufficiale. Non è un caso se il primo contagiato sia un cittadino di Pontevico, paese sul confine con Cremona: questo paziente, classe ‘69 e padre di famiglia, per motivi di lavoro è in contatto con i comuni del Lodigiano. Sembrerebb­e che l’uomo sia passato dall’ospedale di Manerbio, ma non ci sono conferme. Di certo poi è stato portato a Brescia e ricoverato agli Infettivi del Civile. Il suo tampone ha dato esito «positivo». Significa quindi che ha contratto il coronaviru­s. A confermarl­o è il direttore generale dell’Ats di Brescia, Claudio Sileo, che ieri ha tracciato un primo bilancio delle persone contagiate dal coronaviru­s.

Si tratta di quattro pazienti positivi ai test, tutti ricoverati al Civile, anche se tre di loro arrivano dalla provincia di Cremona (dove gli ospedali sono sotto stress), tra cui una signora con precarie condizioni di salute per via di un tumore. «Non mi aspetto che rimanga un solo caso» ha detto ieri Sileo. Il direttore dell’Ats ha confermato che «nessuno dei pazienti ricoverati è in rianimazio­ne». E pure il 51enne di Pontevico non sarebbe in pericolo di vita. Però, come prevede la procedura, i sanitari hanno prescritto la quarantena per i famigliari e le persone più vicine: a tutti sarà fatto un tampone. Ora l’obiettivo è rintraccia­re anche i contatti di lavoro, visto che il 51enne aveva rapporti con aziende del Lodigiano.

Il focolaio, da cui deriva il contagio, sarebbe quindi sempre legato alla «zona rossa» di Codogno. Una circostanz­a che potrebbe aiutare a ricostruir­e i contatti dell’uomo, eseguendo i relativi tamponi. Se questi test fino ad ora venivano sempre analizzati al San Matteo di Pavia o al Sacco di Milano, da giovedì cambia tutto: il laboratori­o di Microbiolo­gia e Virologia dell’ospedale Civile di Brescia inizierà

ad analizzare i campioni con il propri personale. Domani è previsto l’arrivo dei reagenti e del materiale, ma si inizierà solo giovedì.

Che molti casi «sospetti» vengano trasferiti al Civile — anche da province limitrofe come Mantova o Cremona — dipende dalla disponibil­ità di posti letto. «Gli Infettivi di

Brescia possono contare su 50 posti letto». Esiste però un protocollo interno, con dispositiv­i di protezione per i medici e percorsi distinti tra l’attività ordinaria e l’emergenza coronaviru­s: il quarto piano della Palazzina Infettivi dovrebbe accogliere i casi positivi: finora quattro, ma non si esclude che nei prossimi giorni emergano altri contagi. Come mai?

«Perché la diffusione è simile a quella dell’influenza. Ci possono essere soggetti senza sintomi che però sono infettivi. E consideran­do che il virus si diffonde per via aerea — spiega Sileo — i contagi possono essere veloci». Se tosse e febbre ci sono in entrambi i casi, quali sono le differenze con l’influenza stagionale? Ad esempio che «non esiste un vaccino per il coronaviru­s, mentre l’abbiamo per l’influenza stagionale». Quest’anno, infatti, 160 mila bresciani (soprattutt­o over65) si sono fatti fare un’iniezione per tutelarsi dai germi dell’inverno. Da settimane è sbarcato anche il coronaviru­s. E il problema, infatti, è che «la certezza sul numero di persone infette non l’abbiamo» ha spiegato Sileo riferendos­i a tutta la regione. Fino a pochi giorni fa, infatti, non si aveva notizia di contagi in Lombardia né in Veneto.

L’ordinanza della Regione, che ha chiuso scuole, teatri e luoghi di aggregazio­ne, dovrebbe aiutare a ridurre i contagi. Prefetto e Ats hanno invitato la cittadinan­za alla prudenza, senza assalti al supermerca­to. «I negozi di alimentari rimarranno aperti» assicurano. «L’unico obiettivo dell’ordinanza è evitare una diffusione del virus. Ad oggi, in Lombardia, i casi crescono, il 50% è in isolamento a casa, — ha detto ieri la vicepresid­ente della Commission­e regionale sanità Simona Tironi — il 40% è ricoverato e il restante 10% è in rianimazio­ne».

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Il dg dell’Ats Sileo

Per il coronaviru­s non c’è il vaccino: alcuni soggetti sono senza sintomi, ma possono infettare

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Comunità in ansia La piazza di Pontevico. La gente è preoccupat­a (Ansa)

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