Terziario, nel 2019 perse 4.500 imprese
La fiducia fra gli esercenti è bassa, ma si va avanti con la digitalizzazione dei negozi
Qual è lo stato di salute delle imprese bresciane del terziario? Prova a dare una risposta Confcommercio istituendo insieme a Format Research un Osservatorio congiunturale che, per questa prima edizione, fotografa numeri e sentiment degli operatori del settore nel secondo semestre del 2019. E i dati non sono confortanti: in un anno perse 4.500 aziende.
Qual è lo stato di salute delle imprese bresciane del terziario? Prova a dare una risposta Confcommercio istituendo insieme a Format Research un Osservatorio congiunturale che, per questa prima edizione, fotografa numeri e sentiment degli operatori del settore nel secondo semestre del 2019. «Si tratta di un pilota — spiega il presidente dell’associazione Carlo Massoletti, ma diverrà un appuntamento strutturale ogni sei mesi».
Dunque i dati sulle 117.576 imprese terziarie della provincia di Brescia. «Sfatiamo un mito — prosegue Massoletti —: rappresentano il 65% dell’intero tessuto imprenditoriale. Quindi se è vero che la vocazione della nostra provincia è quella manifatturiera, attenzione però a non sottovalutare l’importanza di attività commerciali (il 26%, ndr), turistiche (il 10%) e dei servizi (il 29%), anche perché questo tessuto imprenditoriale assicura occupazione a 416.457 addetti, pari al 55% degli occupati dell’intera provincia».
Dalla fotografia alla dinamica del comparto: «Nel corso 2019 — sottolinea l’autore della ricerca, il presidente di Format Pierluigi Ascani — in provincia di Brescia sono nate 1.380 imprese dell’industria e 2.739 del terziario, di contro ne sono cessate 2.039 per l’industria e ben 4.454 del terziario. Il saldo è negativo, soprattutto per le imprese del terziario: 1.715 imprese perse nei servizi contro le 659 nel manifatturiero». Un deterioramento influenzato soprattutto dal sotto comparto del commercio (-7% in dieci anni) mentre sono aumentate in modo considerevole le imprese del turismo (+8%) e dei servizi (+12%), il che porta il terziario comunque a crescere di un +3% rispetto al 2010.
Passando invece dai numeri al sentiment, la ricerca ha messo in luce «la bassa fiducia» delle imprese del terziario negli ultimi sei mesi del 2019 con riferimento all’economia italiana. Un dato che non sale di molto rispetto al giudizio circa l’andamento della propria impresa. Nel secondo semestre del 2019 i ricavi hanno mostrato segnali «leggermente più positivi», così come il quadro occupazionale che, secondo la percezione delle imprese, è sostanzialmente stabile.
Ultimo tema dello studio ha riguardato la digital transformation delle attività terziare. A decorrere dal primo gennaio 2020, infatti, è in vigore l’obbligo di memorizzazione e trasmissione dei corrispettivi telematici per tutti gli esercenti, il cosiddetto «scontrino elettronico»: il 52% degli esercenti bresciani ha acquisito un nuovo registratore e il 50% delle imprese interessate dalla nuova normativa non ne ha dato un giudizio negativo.