In tribunale udienze rinviate e servizi limitati
«La giustizia va avanti, non si ferma» In cancelleria solo se necessario teleconferenze e processi a porte chiuse
Affisso al cancello scorrevole c’è un cartello: «Sospeso il servizio di asseverazioni in attesa di disposizioni sull’emergenza coronavirus». Nel piazzale un gazebo dell’esercito dove il personale della procura dà informazioni utili. All’ingresso, invece, prima e dopo il metal detector le guardie giurate indossano mascherine sanitarie. Al quarto piano, quello della procura, un altro avviso fuori dalla porta: «Considerate le necessità di prevenzione dal coronavirus si invitano utenti, avvocati e forze dell’ordine a rivolgere richieste a pm e segreteria al telefono o via mail. Rinviati gli incontri già fissati, salvo diverso accordo».
Palagiustizia, mattinata inoltrata. Un paio di avvocati indossano la mascherina nei corridoi, semi-sederti, così come altrettanti cittadini. Alcune udienze si celebrano a porte chiuse «per limitare l’afflusso nelle aule», così come suggerito dal procuratore capo, Francesco Prete, che ha invitato i suoi sostituti a farne richiesta fatta salva la discrezionalità dei giudici. Il paradosso è che poi l’assembramento si è formato in alcuni casi fuori dalle aule. Emanata una circolare dal presidente della Corte d’appello Claudio Castelli, resa operativa con decreto (in evoluzione) dal capo del tribunale, Vittorio Masia, che sottolinea: «Il sistema giustizia va avanti con i suoi servizi essenziali, nel dialogo continuo con gli interlocutori interessate». Avvocati e utenti. Vietato l’accesso a legali e utenti che vivono nelle «zone rosse» del contagio, rinvio a discrezione anche delle udienze non urgenti, opzione videoconferenza per quelle civili, contatti ridotti in cancelleria e in altri uffici prediligendo gli invii telematici, stop alla formazione. (m.rod.)