Coronavirus, è boom di ricoveri
Scuole: la Regione propone al Governo un’altra settimana di sospensione delle lezioni
Balzo di ricoverati per positività al coronavirus anche nella nostra provincia (alcuni pazienti arrivano anche da altri ospedali). Al Civile, nel tardo pomeriggio di ieri, risultavano 34 contagiati, 27 ricoverati agli Infettivi, sette in Prima rianimazione. Ci sono altri 15 pazienti in attesa di tampone e tra questi anche dei bambini e neonati ricoverati in Pediatria. L’epidemia non si ferma, la Regione ha proposto al Governo un’altra settimana di sospensione delle lezioni.
C’è un balzo notevole delle positività al coronavirus anche nella nostra provincia. Solo agli Spedali Civili i contagiati risultano 34, di cui 27 ricoverati nel reparto Infettivi e sette nella terapia intensiva della prima Rianimazione. Ci sono altri 15 pazienti in attesa di tampone e tra questi anche dei bambini e dei neonati — con febbre e problemi respiratori — ricoverati in Pediatria. Nessuno di essi, fino a ieri sera, risultava positivo al Covid 19.
Se i numeri (in costante evoluzione) degli Spedali Civili sono confermati al Corriere da autorevoli fonti mediche interne al nosocomio, non c’è ancora conferma del numero esatto dei contagiati ricoverati in Poliambulanza: oltre allo specializzando in Ortopedia ci sarebbe un altro medico e almeno cinque civili. Un altro giovane sarebbe ricoverato nell’ospedale di Desenzano del Garda ma le sue condizioni di salute sarebbero buone.
Ad ogni modo Brescia rimane in «zona gialla» e non in «zona rossa» (limitata ad una decina di comuni del Lodigiano). La nostra città non è stata nemmeno citata nella conferenza stampa indetta alle 17 dalla Regione. L’assessore al Welfare Giulio Gallera ha riportato il dato di 531 contagiati in Lombardia di cui 235 ricoverati in strutture ospedaliere e 85 in terapia intensiva. Il 34% di essi si trova in provincia di Lodi, il 23% nel Cremonese, il 19% nella Bergamasca, il 9% in provincia di Pavia. Nel Bresciano si trova circa il 6% dei contagiati lombardi. Non sono tutti bresciani: diversi sono i ricoveri arrivati dalle province più colpite. I contagi certi riguardano il 51enne di Pontevico educatore al centro per disabili Il Gabbiano, la ginecologa 36enne residente di Cellatica (ma originaria della Bergamasca) e dipendente dell’ospedale di Manerbio, un 79 enne di Erbusco, un dipendente della ditta Mario Levi di Verolanuova (residente a Leno) ai quali si aggiungono il medico specializzando che lavora in Poliambulanza che è domiciliato in città come l’altro giovane — originario della provincia di Milano — che lavora alla Neurologia del Civile.
Ma è il primo nosocomio cittadino quello destinato a diventare maggiormente catalizzatore dell’emergenza sanitaria. Da giovedì anche al laboratorio di Microbiologia degli Spedali Civili effettuerà gli esami dei tamponi faringei che fino all’altro ieri venivano analizzati solo al Sacco e al Policlinico di Milano e al San Matteo di Pavia. Proprio per fronteggiare il potenziale arrivo di possibili nuovi contagiati, su input della Regione all’esterno del pronto soccorso ieri è stato allestito un tendone della Protezione Civile in grado di accogliere 8 pazienti in attesa di visite mediche: la struttura entrerà in funzione da domenica. Da oggi invece saranno disponibili altri venti posti letto (in aggiunta ai venti già disponibili e tutti occupati) nel reparto Infettivi. Un superlavoro che la dice lunga della grande capacità organizzativa della struttura ospedaliera, alla quale va aggiunta l’abnegazione encomiabile di medici ed infermieri (che tra l’altro per ragioni preventive non possono nemmeno usufruire della mensa, riceveranno i pasti al sacco).
Tornando ai contagiati del Civile, i sette ricoverati in terapia intensiva sono quasi tutti anziani (c’è anche un cinquantenne però). Anche ieri i medici specialisti che hanno affiancato l’assessore Gallera nella conferenza stampa hanno ricordato che per il 10% dei casi si rende necessario il ricovero in terapia intensiva: si tratta quasi sempre di persone anziane o con pregresse patologie (soprattutto respiratorie), che il coronavirus aggrava. Resta il fatto che effettuando i tamponi solo a chi presenta febbre o patologie respiratorie non è dato sapere quale sia il reale numero dei contagiati.