Ops Ubi-Intesa: i soci bresciani ancora incerti sul giudizio
E intanto l’emergenza sanitaria affossa entrambi i titoli a Piazza Affari
Dopo il compatto «no» già espresso dal Comitato azionisti di riferimento (Car) e dal Patto dei Mille, si attende il pronunciamento del Sindacato azionisti Ubi di sponda bresciana che, allineandosi, porterebbe i contrari al 30% del capitale sociale. Alcuni aderenti del Sindacato hanno optato ieri per una conference call «di avvicinamento» al pronunciamento dei 38 gruppi che compongono la compagine e che rappresenta l’8,7% del capitale sociale di Ubi, anche se indiscrezioni dicono che il sindacato azionisti si pronuncerà ufficialmente solo dopo aver valutato le carte di Intesa.
Ancora il coronavirus complica lo scenario dell’Offerta pubblica di scambio (Ops) Intesa-Ubi. L’emergenza sanitaria che travolge la Borsa sta penalizzando in modo rilevante i termini dell’operazione lanciata da Intesa che entro sabato dovrà provvedere al deposito della documentazione mentre il cda di Ubi, subito dopo, dovrà esprimersi ufficialmente.
E di contorno, ad una situazione che si mantiene comunque fluida, ci sono i patti e le loro decisioni. Su questo fronte, dopo il compatto «no» già espresso dal Comitato Azionisti di Riferimento (Car) e dal Patto dei Mille si attende il pronunciamento del Sindacato Azionisti Ubi di sponda bresciana che, allineandosi, porterebbe i contrari al 30% del capitale sociale. Sarà così? I più fiduciosi, dicono, si stupirebbero del contrario. Ligi ai divieti ministeriali, alcuni aderenti del Sindacato hanno optato ieri per una conference call «di avvicinamento», se così si può definire, propedeutica al pronunciamento dei 38 gruppi che compongono la compagine presieduta da Franco Polotti e che rappresenta l’8,7% del capitale sociale di Ubi, anche se indiscrezioni dicono che il sindacato azionisti si pronuncerà ufficialmente solo dopo aver valutato le carte di Intesa.
Sul tavolo sarebbe stata posta anche la scelta di un advisor per la valutazione degli elementi di finanza straordinaria.
A rompere il clima di attesa ci ha pensato nei giorni scorsi il sindaco di Brescia, Emilio del Bono: «Il territorio è preoccupato, un po’ di azionisti si sono mossi e vediamo che cosa succederà». Di certo tra i piccoli azionisti a Bergamo come a Brescia che, tutti insieme, dovrebbero rappresentare circa il 15% dell’azionariato, si registra un certo disorientamento. La maggior parte di loro poco capisce di Ops, giungendo ad equivocare tra offerta carta contro carta, quale è l’Ops e il contante come avviene nel caso di Opa. Non solo, ma i tonfi borsistici di questi giorni, anche sui due titoli di Intesa e Ubi, hanno portato a un deprezzamento dell’operazione: a fronte della chiusura di ieri del titolo a 3,4980 euro, Ubi viene valutata appena poco più di 4 miliardi (800 milioni in meno rispetto a due settimane fa). L’incertezza domina anche sulle decisioni degli investitori istituzionali che rappresentano il 55/60% dell’azionariato di Ubi.
Non a caso Messina aveva subito dichiarato «la nostra offerta si riferisce a Cda e soprattutto agli azionisti», chiarendo perfettamente i destinatari del messaggio: i fondi internazionali.