Corriere della Sera (Brescia)

Sindaci a disagio: «Ci devono dare i dati aggiornati su tutti i contagi»

Fino a venerdì Ats informava i primi cittadini ora la comunicazi­one è affidata solo alla Regione

- Pietro Gorlani pgorlani@corriere.it

«In un’ottica collaborat­iva tra enti sarebbe più che opportuno avere ogni giorno un report aggiornato di tutti i contagi, Comune per Comune. Per noi sindaci sarebbe uno strumento in più per svolgere al meglio il nostro ruolo e rassicurar­e anche la popolazion­e». A parlare è Gabriele Zanni, presidente dell’Associazio­ne Comuni Bresciani nonché primo cittadino di Palazzolo sull’Oglio.

Il tema toccato da Zanni è maledettam­ente serio. Ieri mattina diversi sindaci della provincia — soprattutt­o della Bassa occidental­e — sono venuti a sapere dei casi di contagio nei loro Comuni dai giornali. La reazione è stata comprensib­ile: diversi di loro hanno

● Fino alla scorsa settimana Ats comunicava ai sindaci il numero (limitato) dei casi e relativi nomi ma ora la comunicazi­one è gestita dalla Regione. I primi cittadini ieri sono venuti a conoscenza del numero di positivi al coronaviru­s leggendo i giornali iniziato a chiamare Prefettura ed Ats per avere informazio­ni specifiche ma si sono sentiti rispondere che il numero ufficiale dei positivi al coronaviru­s e la conseguent­e comunicazi­one è gestita dalla direzione regionale Sanità di Regione Lombardia. Sono informati costanteme­nte dalla Prefettura — che ha istituito anche un gruppo Whatsapp — sull’interpreta­zione del decreto governativ­o e sulle importanti misure preventive da adottare e da far rispettare. Ma il numero dei contagiati non viene fornito.

Non era così fino alla settimana scorsa, quando il numero dei contagi in provincia era ancora limitato ad una decina di casi (schizzati ieri a 83 ed oggi ad oltre cento). La conferma arriva dallo stesso Zanni: il direttore generale di Ats Brescia, Claudio Sileo, si era preso la briga di telefonare personalme­nte ai sindaci dei paesi dove si erano verificati i primi contagi fornendo loro anche le generalità dei pazienti. Generalità che devono essere mantenute segrete, per non violare il rispetto della privacy ma che davano la possibilit­à ai primi cittadini di controllar­e anche se i contagiati — ed i loro famigliari — rispettass­ero la quarantena, restando in casa per quattordic­i giorni. Dall’altro ieri però la crescita esponenzia­le dei contagiati e la decisione della Regione di accentrare ogni forma di comunicazi­one ha rotto questo importante canale comunicati­vo.

Eppure i sindaci si trovano in una condizione di effettivo disagio. In quanto responsabi­li della sanità pubblica delle loro comunità vengono interpella­ti (in certi casi martellati) dai cittadini che vogliono sapere il nome dei «positivi». È successo anche a Carlo Plodari, sindaco di Longhena, il più piccolo paese della Bassa (ha solo 580 abitanti). Nel suo Comune le autorità sanitarie hanno acclarato la presenza di un contagiato ma lui è venuto a saperlo dai giornali ieri mattina, non da canali istituzion­ali che nemmeno ieri hanno fornito quel dato. Segretarie comunali, sindaco e consiglie

ri sono stati raggiunti da diverse telefonate allarmate: la comunità è molto piccola, le occasioni di contagio maggiori, dicono i residenti. «Ma è una follia fornire il nome del contagiato; scadremmo in un delirio collettivo ingestibil­e, in una vera e propria caccia all’untore» spiega in modo chiaro la dottoressa Donatella Albini, consiglier­e comunale in Loggia e delegata del sindaco Del Bono per le questioni sanitarie. Sia chiaro: né il sindaco di Longhena, né il presidente dell’Associazio­ne Comuni pretendono di sapere il nome dei positivi al Covid-19: «Nel momento in cui vengono individuat­e le persone noi potremmo eventualme­nte verificare il rispetto dell’ordinanza — spiega Zanni — ma è vero che quel cittadino sarebbe poi additato come l’untore di turno, con potenziali conseguenz­e di emarginazi­one sociale anche quando passata l’emergenza sanitaria». Già. Il contagiato sarebbe per sempre bollato come colui che ha avuto il coronaviru­s.

Ma una cosa sono i nomi. Un’altra il numero complessiv­o dei contagi. Sapere che le persone positive al coronaviru­s sono undici, come a Orzinuovi (anche se non c’è un nuovo focolaio), può permettere agli amministra­tori di adottare misure straordina­rie. Anche se in realtà per tutta la provincia di Brescia valgono le regole contenute nel decreto governativ­o emesso domenica e in vigore fino a domenica 8 marzo: le lezioni nelle scuole di ogni ordine e grado sono sospese (gli istituti però sono aperti ed il personale non docente è al lavoro); in tutti i luoghi chiusi vige la misura preventiva del metro di distanza da mantenere tra persona e persona. È così nei bar e nei ristoranti — dove gli avventori devono consumare la loro ordinazion­e seduti — ed è così anche in tutti i negozi, la cui capienza massima (rispetto a quanto contenuto nella licenza) è ridotta di due terzi: in un negozio di 60 metri quadri sono fruibili solo 20 metri quadri, quindi il numero massimo di clienti presenti contempora­neamente è di venti. Piscine, palestre e strutture sportive sono chiuse al pubblico e aperte solo per gli allenament­i degli atleti profession­isti con più di 12 anni. Le chiese potrebbero restare aperte con ingressi contingent­ati ma i vescovi lombardi hanno deciso di sospendere le funzioni fino a domenica. Nessuna restrizion­e invece per i mercati all’aperto. Sono chiusi teatri e cinema ma sono aperti musei, mostre e bibliotech­e (solo per i prestiti, non ci si può fermare a studiare). Inoltre sono vietati incontri e riunioni pubbliche. Regole che vanno abbinate alle norme di prevenzion­e sanitaria: lavarsi frequentem­ente le mani, evitare il contatto con persone affette da infezioni respirator­ie, non toccarsi bocca, naso e occhi, coprirsi bocca e naso quando si starnutisc­e, disinfetta­re le superfici domestiche con cloro e alcol. Regole che la Prefettura ha provveduto a distribuir­e in sette lingue (inglese, francese, spagnolo, cinese, rumeno, arabo, urdu). «Le istituzion­i, a partire dalla Prefettura e Ats, stanno facendo il possibile per gestire questo momento complicato — chiude Zanni — ma auspico un supplement­o di informazio­ne per i Comuni. Anche in altre situazioni noi sindaci abbiamo molte responsabi­lità ma spesso non gli strumenti adeguati per gestirle». Altro tema caldo, che i sindaci affrontera­nno con Ats, è il nodo dei medici di base: in questi giorni sono presi d’assalto ma ci sono segnalazio­ni di cittadini che riferiscon­o di non essere stati visitati.

Gabriele Zanni

Non vogliamo avere il nome dei contagiati ma un report quotidiano con il numero dei positivi Donatella Albini È una follia rendere noti i nomi dei contagiati: porterebbe un’ingestibil­e caccia agli «untori»

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Il Comune e la piazza principale di Orzinuovi, il paese più colpito. In alto: il presidente dell’Associazio ne Comuni, Gabriele Zanni
I timori Il Comune e la piazza principale di Orzinuovi, il paese più colpito. In alto: il presidente dell’Associazio ne Comuni, Gabriele Zanni
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