«Adesso lo smart working è per tutta la settimana»
Alla ITCore di via Fura (l’azienda del presidente di Apindustria Sivieri) lo smart working è nato ben prima del coronavirus: «È già da un anno che noi del commerciale facciamo un giorno a casa alla settimana — spiega Francesco Zubelli, 48 anni, Ingegnere delle telecomunicazioni —. Quello che è cambiato è che se prima era un giorno adesso a casa facciamo la settimana intera». L’esperienza per lui è più che positiva: abita a cinquanta minuti dalla sede di lavoro, guadagna tempo, inquina di meno e anche l’azienda (avendo l’automobile aziendale) risparmia. «Ogni tanto si deve passare in ufficio, certo, qualcosa di cartaceo c’è ancora e soprattutto c’è anche l’aspetto relazionale che è importante, ma per due settimane si può fare, ci mancherebbe». Francesco Zubelli, da casa, non ha bisogno di molto: un computer portatile e un telefono smartphone che tramite app è collegato al suo numero aziendale. Insomma, praticità e facilità. Controindicazioni? «Forse solo una: quando sei nell’ufficio open space ti rapporti e ti capisci al volo, restando a casa hai bisogno di qualche chiamata in più». La tele assistenza si può fare in remoto, ma non vale per qualche riparazione. La strada, coronavirus o meno, è però segnata, perché tanti studi dicono oramai che la modalità organizzativa a distanza può consentire forti incrementi di produttività. Una sfida culturale, prima di tutto, collegata alla necessità di una contrattazione adeguata (e che riguarda tempi, orari di disconnessione e via dicendo). ( t.b.)