«Io, medico torno in trincea»
In pensione da un mese il primario di Diabetologia torna operativo al Civile
In pensione ci è andato un mese fa dopo una lunga esperienza in Diabetologia. Ora il primario Umberto Valentini torna da volontario.
Non bastano i letti, serve il personale. Lo sforzo organizzativo degli ospedali è stato tale da permettere di trovare, in pochi giorni, decine di posti in più da destinare ai pazienti affetti da coronavirus. E a quelli che arriveranno. L’urgenza ora è che «ci mancano i medici. Abbiamo bisogno di tutte le energie possibili» ha detto ieri anche l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera. E non a caso anche l’Ordine dei medici di Brescia si era mosso nei giorni precedenti: l’appello a raccogliere medici volontari, lanciato dal presidente Ottavio Di Stefano, ha raccolto nel bresciano una trentina di adesioni, che per il 30% è fatto di medici in pensione. Saranno assunti anche come liberi professionisti, l’input è fare in fretta: bisogna supportare i camici bianchi che sono in prima linea da giorni. Con riposi che saltano e turni che ricalcano quelli di un’emergenza che è davvero tale. Civile, Poliambulanza e altri ospedali devono coprire sia l’attività diurna, ma anche notti e weekend. Oltre ai rianimatori, di cui c’era un deficit già nel 2019, oggi servono specialisti di Medicina Interna e Malattie infettive: sono loro la prima linea del «fronte coronavirus». E mentre una parte dei letti è destinato ai pazienti contagiati dal Covid-19, non si può pensare che il resto dei malati sia scomparso. L’ospedale deve continuare a garantire tutte quelle prestazioni sanitarie che non sono rinviabili: oncologia, traumi, polmoniti gravi, problemi renali, ambulatori dell’area materno-infantile. Senza dimenticare che il 10% dei casi «positivi» al coronavirus è costituito da personale che lavora in ospedale. C’è un ordinario da gestire e una sfida parallela, quella del Covid19, che l’ospedale può vincere solo insieme a medici di famiglia, cooperative, sindaci e altri
enti socio-sanitari. L’ospedale deve essere dedicato prioritariamente ai pazienti che si aggravano, mentre chi guarisce o sta meglio dovrebbe tornare a casa. Certo, tra i contagiati c’è pure qualche medico di famiglia. Ed è probabile che tra i 30 medici volontari qualcuno di loro andrà a sostituire i medici di base. Diversi invece sono chiamati a operare direttamente in ospedale, con i pazienti affetti da coronavirus. È il caso di Umberto Valentini, 70 anni, dal ‘98 primario della Diabetologia del Civile e da un mese in pensione.
Tornerà a lavorare nel suo reparto, dottore?
«C’è un ottimo facente funzioni che lo dirige, adesso, insieme ad altri colleghi. Io ho dato disponibilità a lavorare nei reparti dove sono ricoverati i pazienti affetti da coronavirus. Sarò a fianco dei colleghi internisti e infettivologi».
Anche lei corre il rischio di contrarre il virus: perché lo fa?
«Sento un senso di appartenenza a questo ospedale: è il primo motivo. C’è chiaramente anche un senso etico: se c’è bisogno di dare una mano, lo si fa. E poi tutti abbiamo una famiglia da proteggere: curare le persone e ridurre i contagi in questo momento è essenziale».
Tra i cento decessi per coronavirus in Lombardia ci sono anche pazienti con il diabete: questa patologia è da considerare un fattore di rischio?
«Se una persona anziana ha il diabete, spesso presenta anche altre malattie, ad esempio l’ipertensione o un pregresso infarto. Questo virus, come altri, può scompensare molto una persona...»
In che senso?
«Qualsiasi infezione provoca un forte scompenso metabolico e in persone anziane, con certe patologie, può diventare mortale. Il diabete è una patologia complessa: può determinare dialisi e cecità. Parliamo di pazienti fragili, per questo serve attenzione».
Ha ragione Gallera quando dice che gli over65 devono stare in casa
«Sì, ci vogliono molte precauzioni: bisogna per evitare i contagi».
L’attività chirurgica è stata ridotta, pure quella ambulatoriale. Ma alcuni servizi della diabetologia continuano, giusto?
«Alcuni ambulatori sono essenziali e infatti non sono stati rinviati. Parlo del diabete in gravidanza, della cura del piede diabetico e delle nuove diagnosi di tipo 1: è fondamentali vedere questi pazienti, se non vengono trattati velocemente possono finire in rianimazione».
Sarò nei reparti dove sono ricoverati i pazienti affetti da coronavirus
Curare le persone e ridurre i contagi in questo momento è essenziale