Emergenza, posti cercasi Il vertice in Prefettura
Un tavolo anche per gestire la sicurezza nelle aziende private
Il direttore generale di Ats, Claudio Sileo, recupera faldoni e sciarpa e lascia il Broletto per correre in Loggia a incontrare il sindaco. È finito da poco il vertice «salute» coordinato dal viceprefetto, Beaumont Bortone. Attorno al tavolo c’erano tutti: Ats di Brescia e montagna, direttori di ospedali, vertici delle Asst di Garda e Franciacorta, i presidenti dell’Ordine dei medici e di Federfarma («le farmacie possono dare informazioni importantissime ai cittadini»). Determinati e «preoccupati. Sì, gli operatori sono preoccupati». Perché il sistema sanitario regge ma inizia a scricchiolare: di posti per i pazienti non ce ne sono quasi più. E il numero dei contagiati da coronavirus aumenta in modo esponenziale di giorno in giorno. «I nostri ospedali per ora hanno ancora letti disponibili per i ricoveri, già con decine di posti riconvertiti e potenziati», nei sub intensivi o in reparto, spiega Bortone. Si va avanti in questa direzione, «anche con medicina generale o chirurgia, per esempio, dove saranno previsti i trasferimenti dei pazienti in altre strutture sanitarie, cliniche, che viceversa non sono idonee ad accogliere casi di coronavirus». In concreto: alcuni ricoverati al Civile o in Poliambulanza traslocheranno in altri presidi. Servono posti, le rianimazioni sono al collasso. Già convertite e ampliate (in via Bissolati sono state rimesse in funzione due sale dismesse), capita un box «singolo» accolga due pazienti. Ma il problema è duplice: gli specialisti e gli infermieri no, quelli non possono essere «riconvertiti» nonostante una trentina di medici — in pensione o volontari — abbia già risposto all’appello dell’Ordine professionale per dare una mano ai colleghi.
Si cercano anche strutture ricettive — ex Rsa, per esempio — «in grado di ospitare pazienti esclusivamente con coronavirus, come ospedali dismessi ma facilmente riattivabili, o, ancora, dove far stazionare le persone uscite dalla fase acuta ma che ancora hanno bisogno di assistenza». Di posti ne servono centinaia, almeno 150 circa solo negli ospedali, facendo due rapidi conti. «E in un quadro che peggiora, il sistema deve saper rispondere». Il picco non l’abbiamo ancora raggiunto.
E a come fronteggiare l’emergenza ci stanno pensando anche tutti coloro che gestiscono un’azienda. Non a caso i rappresentanti di Aib, Api e Camera di Commercio hanno partecipato a un altro vertice in prefettura — coordinato dal capo di gabinetto Stefano Simeone — insieme ad Ats e ai medici del lavoro. Focus sulla sicurezza nei luoghi di lavoro privati, che erogano prestazioni e servizi non essenziali. Si rischia la paralisi della produzione. Ribadite le prescrizioni igieniche, anche in virtù delle nuove linee guida emanate dalla Regione: disinfestazione, distanza di un metro tra le persone (e turni in mensa o in doccia là dove non sia possibile mantenerla), precauzioni igieniche. Raccomandato il rapporto costante tra datore di lavoro, medico competente e Ats, là dove si riscontrino sintomi compatibili con il virus. E c’è chi ipotizza una sorta di «quarantena» interna all’azienda in caso di contagi, per non compromettere tutta l’attività: certo, servono spazi adeguati, consenso dei dipendenti e dei sindacati. «Per due mesi bisognerebbe rimodulare i processi lavorativi — riflette Simeone — rimodulando le distanze in primis, ma mi è stato evidenziato sia davvero la cosa più complessa da realizzare».
"
Beaumont Bortone Servono strutture che ospitino contagiati o pazienti che hanno già superato la fase acuta