Avvocato discriminato? «Solo tensioni»
Si è risolto tutto in mezz’oretta, ma non è stato piacevole. Una disavventura, quella che è capitata a un avvocato di Bergamo, Cristian Berner, negli uffici della Corte d’appello. Rispettando l’orario stabilito per gli «atti urgenti e non», è salito al sesto piano per chiedere una copia di documenti già richiesti da tempo: il 19 febbraio (ma non era possibile) e il 25, «quando fui respinto perché i funzionari erano in attesa di indicazioni per l’emergenza coronavirus». Uno, l’altro giorno, gli ha detto: «Non possiamo fare nulla, siamo in urgenza, ci mandi una richiesta via Pec. E poi lei arriva da Bergamo...». «Ma dovevo ritirare la copia di una sentenza con il timbro che la rendesse esecutiva. E mi è stato detto di andare da una dirigente». nel frattempo all’avvocato viene consegnata la copia, ma «non posso darle quella esecutiva» gli dice proprio la dirigente. Niente timbro. «Perché ormai avevo toccato i fogli». Il punto: Bergamo e il contagio. Da lì tappa al settimo piano, per riferire al presidente della Corte Claudio Castelli e cercare di sbloccare la pratica. C’erano tutti: avvocato, funzionario e dirigente. «Ho trovato molta gentilezza e disponibilità» racconta il legale. «Ho tranquillizzato i due dipendenti e fornito guanti in lattice e mascherine», dice Castelli. I fogli quindi sono stati timbrati. «In cancelleria erano preoccupati e lo posso comprendere», commenta il presidente. «Siamo in una situazione eccezionale, ma dobbiamo gestire la paura. Ci vuole pazienza. L’importante è che la situazione si sia risolta in mezz’ora». (m.rod.)