Presunti abusi sulla nipote: «Può stare a giudizio»
La partita (giudiziaria) si gioca anche a suon di relazioni tecniche. «L’imputato è capace di stare a giudizio», ha concluso Sergio Monchieri, il perito incaricato dal tribunale di sottoporre l’anziano imputato a una serie di accertamenti psichiatrici. Addirittura avrebbe, di proposito, tentato addirittura di «falsare» alcuni test. Contestati, in parte, dal consulente della difesa, il quale arriva invece alla conclusione opposta: il pensionato «non è capace di stare a processo». Un processo che lo vede imputato a 85 anni di violenza sessuale sulla nipote.
I giudici, evidentemente superando la contrapposizione tra gli esperti, hanno aggiornato il processo all’inizio di aprile per la discussione. La questione è delicata. La parte offesa aveva deposto in aula lo scorso novembre, ripercorrendo — a fatica — i presunti abusi da parte del nonno materno: «Mi ha umiliata e terrorizzata per anni, da quando ne avevo dodici» disse. Adesso ne ha 29. La violenza si sarebbe consumata a casa del nonno, a Nuvolento. E di fronte a questa vicenda la famiglia si è spaccata: le figlie e il figlio che difendono il padre imputato, l’ex nuora e la mamma della presunta vittima che lo accusano. Eppure anche una zia materna fece mettere a verbale, in questura, che anche lei a 20 anni avrebbe subito attenzioni inopportune da parte del padre, poi ridimensionate («non è successo niente...»).
La mamma della parte offesa lavorava in Germania, ai tempi. E nel 2003 per la prima volta avrebbe confidato a una sorella cosa la figlia avrebbe subito. Le violenze sarebbero continuate fino al 2011. Loro non ne parlarono più, fino al 2015, quando è scattata la denuncia. «Mamma la vuoi proprio sapere tutta la verità? Siediti. Perché ciò che ti dissi nel 2003 è tutto vero». Si torna in aula tra poco più di un mese, quando arriverà la sentenza. (m.rod.)