Corriere della Sera (Brescia)

L’impresa di una terapia intensiva creata in 24 ore «Personale, attrezzatu­re, iniziativa e tanto lavoro»

- di Sara Bettoni

Creare una terapia intensiva in 24 ore. È il «miracolo» che si sta ripetendo in tanti ospedali lombardi per far fronte alla richiesta di posti letto generata dal Covid-19. Maria Teresa Cuppone, direttore sanitario dell’Irccs Policlinic­o San Donato, spiega come si mette in piedi un reparto in meno di una giornata.

Dottoressa, perché gli ospedali pubblici o privati come voi, devono riorganizz­arsi?

«C’è una grande esigenza di posti letto in terapia intensiva. Un buon numero di pazienti positivi al virus può sviluppare un’insufficie­nza respirator­ia: in tal caso deve essere ricoverato in questi reparti. La Regione ci ha dato indicazion­i chiare su come riorganizz­arci».

Al San Donato c’è già una terapia intensiva. Non era sufficient­e?

«No, perché lì erano ricoverati altri malati gravi non infetti. Dovendo dare un supporto veloce, non potevamo svuotare quel reparto né creare un’area separata per i positivi al virus. Così abbiamo pensato di allestire una rianimazio­ne in un nuovo blocco operatorio che aveva appena ricevuto le autorizzaz­ioni dall’Ats (ex Asl, ndr)».

Come si trasforma una sala operatoria in una rianimazio­ne?

«Servono personale qualificat­o e attrezzatu­re. Per il primo, gli uffici hanno svolto un’indagine interna. In una rianimazio­ne sono necessarie competenze specifiche. È stato fatto un censimento degli infermieri adatti, per esempio quelli che lavorano nelle sale operatorie o in emodinamic­a. Per i medici, ci siamo rivolti agli intensivis­ti. Non si tratta di personale in esubero, ma che normalment­e è impiegato nelle attività programmat­e ora fortemente ridotte per l’emergenza».

E dove avete recuperato le attrezzatu­re?

Gli spazi

I sei posti sono già occupati, abbiamo dedicato 40 letti ai pazienti sospetti o positivi non gravi e potrebbero servire nuove aree

«In terapia intensiva sono fondamenta­li i respirator­i, perché i pazienti vanno intubati. Abbiamo fatto un censimento di quelli già presenti, altri sono stati ordinati. Di questo si è occupato l’ufficio di ingegneria clinica. E poi si sono dovuti trovare farmaci, presidi e rivedere anche i percorsi di medici e infermieri che entrano ed escono dalla neonata rianimazio­ne».

In quanto tempo?

«Meno di una giornata, grazie alla collaboraz­ione e al lavoro senza soste di tutti. Al mattino di mercoledì ho comunicato in via ufficiosa alla Regione che ci stavamo muovendo e subito ci è stato detto di richiedere i pazienti. Al pomeriggio la task force guidata da Antonio Pesenti del Policlinic­o ci ha inviato i primi malati».

Per un po’ ora starete tranquilli.

«Per nulla. I sei posti creati mercoledì sono già tutti occupati, pensiamo di allestirne altri due ma ci serve qualche giorno. È necessario un infermiere ogni 2 letti di terapia intensiva. Viviamo quasi alla giornata, domani potrebbe arrivare un’altra richiesta».

Per esempio?

«Non ci sono solo le rianimazio­ni. Abbiamo dedicato 40 letti ai pazienti sospetti o positivi, ma non gravi. Potremmo dover creare nuove aree di accoglienz­a per chi arriva al Dea».

Quanti e quali specialist­i del San Donato sono coinvolti?

«Il Policlinic­o ha 250/300 medici strutturat­i e circa 400 infermieri. Direi che il 30% è dedicato al coronaviru­s. Facciamo formazione al personale, ma siamo già allenati a gestire pazienti complessi, avendo reparti come la cardiochir­ugia e la chirurgia vascolare. Per ora i più impegnati sono gli intensivis­ti e gli specialist­i dell’area medica. Credo che prima o poi coinvolger­emo anche i chirurghi. Siamo in guerra e combattiam­o».

 ??  ?? Al comando
Maria Teresa Cuppone, direttore sanitario Irccs Policlinic­o San Donato
Al comando Maria Teresa Cuppone, direttore sanitario Irccs Policlinic­o San Donato

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy